Le condizioni dei bambini non ariani nella Germania nazista si fecero critiche fin dal 1933, quando Hitler salì al potere, ma peggiorarono drasticamente due anni dopo, con le leggi razziali, approvate poi in Italia anche da Benito Mussolini.
Le leggi avevano l’obiettivo di arianizzare la società, cominciando proprio dai più piccoli. I bambini “impuri” vennero espulsi dalle scuole, dalle attività sportive e da quelle ricreative, additati come elementi estranei alla società.
In Italia furono più di 4.000 i bambini delle elementari allontanati dalle scuole pubbliche del Regno d’Italia perché ebrei.
In Germania le cose precipitarono con la “notte dei cristalli” (1938) quando per alcuni giorni i negozi, le sinagoghe e le case degli ebrei vennero distrutte in modo sistematico,
I bambini disabili furono i primi a pagare il male della SHOAH (=in ebraico significa desolazione, catastrofe , disastro). Ci sono state molti morti tra i disabili, circa 7.000 bambini affetti da malattie genetiche o mentali e non solo. Molti bambini ebrei, zingari, slavi, quelli definiti bambini “indesiderabili” furono vittime innocenti della Shoah, chi si salvò, come Elie Wiesel o Liliana Segre – senatrice della Repubblica – diventati adulti hanno raccontato e testimoniato l’orrore a cui hanno assistito.
I minori disabili (“ariani” e non) finivano nel programma di eutanasia Aktion T4, pianificato per purificare la razza.
Nel frattempo in tutta l’Europa orientale gli ebrei vennero segregati nei ghetti. Il più famoso è quello di Varsavia, in Polonia: 400.000 ebrei (di cui 100.000 bambini) chiusi in un’area molto ristretta. Qui dilagava la fame, le malattie, la povertà.
In questo inferno in terra ci furono anche storie di umanità. Come quella del professor Korczak, pedagogo e medico polacco che nel ghetto di Varsavia per due anni guidò un orfanatrofio con 200 bambini e li accompagnò fino alla morte quando nel 1942 vennero tutti deportati al campo di sterminio di Treblinka.
La sola anomalia (apparente) fu il ghetto di Terezin (a 60 km da Praga). Chi fu rinchiuso qui – perlopiù artisti e intellettuali – ebbe una discreta vita culturale, poteva accedere a una biblioteca e i bambini potevano frequentare le scuole autogestite con lezioni quotidiane. Furono molti (15.000) i bambini di Terezin e sono diventati famosi per le testimonianze ritrovate dopo la guerra: poesie e disegni che raccontano la vita nel lager vista con gli occhi di bambini di 5 o 6 anni. Quasi nessuno di loro si salvò: il 90% dei bambini dal 1942 in poi finì nei campi di sterminio.
Arrivati ai campi di sterminio i bambini sotto i 13 anni che non erano in grado di lavorare, venivano direttamente gassati e chi non finiva nelle camere a gasucciso con il il famigerato Zyklon B, era usato come cavia per esperimenti pseudo scientifici e inviato ad Auschwitz-Birkenau o in altri laboratori della Germania.
Sono tristemente famosi gli esperimenti del dottor Mengele, che ad Auschwitz selezionò un gruppo di bambini (circa 3.000, soprattutto gemelli) come cavie per i suoi studi: ne sopravvissero 200. Anche alcuni bambini di Terezín, nel luglio del 1944, furono selezionati per gli esperimenti.
Nel campo disterminio di Buchenwald avviene invece un miracolo: 904 bambini si salvarono grazie alla solidarietà di alcuni prigionieri, che li protessero fino al giorno della liberazione.
Molti dei KAPO’ erano stati infatti reclutati tra i loro prigionieri politici, come i comunisti, e questo favorì la solidarietà a favore dei minori.
Finita la guerra i bambini vittime dell’Olocausto erano un milione e mezzo (circa un milione erano ebrei). Ci furono (rari) casi di bambini ebrei che riuscirono a sfuggire al loro tragico destino di morte trovando rifugi di fortuna o vivendo con una falsa identità in orfanatrofi o in istituti religiosi compiacenti. Altri si salvarono dallo sterminio uscendo illesi dai lager. Tra i piccoli sopravvisuti molti hanno raccontato il loro personale orrore quotidiano e ben 5 di loro sono diventati premi Nobel, come Elie Wiesel scrittore e premio Nobel per la pace 1986, che nel suo libro La notte raccontò la sua personale esperienza di superstite.
“Mai dimenticherò quel fumo. Mai dimenticherò i piccoli volti dei bambini di cui avevo visto i corpi trasformarsi in volute di fumo sotto un cielo muto. Mai dimenticherò quelle fiamme che bruciarono per sempre la mia Fede. (…) Mai dimenticherò tutto ciò, anche se fossi condannato a vivere quanto Dio stesso. Mai”.
La memoria non è solo il semplice ricordare: la memoria storica deve sostanziarsi di conoscenze, di riflessioni, in sostanza è necessario guardare in faccia il crimine.
In effetti come è possibile conoscere i fatti?
Ecco perchè dobbiamo affrontare anche ciò che appare orribile e ripugnante perchè altrimenti la nostra memoria sarà sempre debole e c’è il rischio di cadere nello stesso errore.
ROSSELLA D’ALESSIO, GIULIA D’ALOIA , SILVIA LA SORELLA, LAURA LOMBARDI, AURORA DE PALMA, BRENDA D’ANZEO 1^H