“Quel giorno era un giorno come tanti altri, con la differenza che era stata appena aperta una nuova sala giochi e per Rick era una motivazione più che buona per uscire di casa. Rick era un ragazzo di 14 anni, non era molto alto e aveva le lentiggini, ma la sua particolarità erano i capelli rosso fuoco che sembravano quasi finti, infatti la gente gli chiedeva spesso chi glieli tingesse. Questo non dava fastidio a Rick, anzi gli piaceva. In quel momento però non aveva tempo di pensarci poiché stava per entrare nella nuova sala giochi. Un’altra particolarità di Rick era la passione per i videogiochi, non tanto per quelli moderni con grafiche altissime, quanto per quelli nei cabinati. Il sogno di Rick sarebbe stato avere un cabinato in camera sua!
A Rick questi giochi piacevano proprio per la loro semplicità, gli interessava più che altro capire come giochi così semplici potessero dare così tanto svago, e finalmente poteva scoprirlo, poteva capire il motivo. Stava per mettere piede nella sala giochi quando ad un certo punto Rick sentì una vibrazione nella sua tasca destra, prese il cellulare e vide che era semplicemente un messaggio di sua madre che gli ricordava che aveva l’allenamento di tennis quel pomeriggio, alle cinque. Erano ancora le quattro, aveva tutto il tempo a disposizione. Dopo quel piccolo intoppo riuscì finalmente ad entrare e stranamente non c’era nessuno. Rick non si aspettava una folla esagerata, ma almeno un po’ di gente, qualche adulto magari; e invece no, non c’era nessuno, a parte il signore delle pulizie che stava spazzando per terra. La stanza era come un sala giochi dei film: il pavimento era a scacchiera con quadrati di colore blu scuro alternati a verde acqua, le pareti invece erano un misto di strisce di vari colori simili a quelli del pavimento. La sala era illuminata da forti led blu elettrico. Mentre Rick camminava in mezzo ai cabinati sentiva i suoni vecchio stile di ogni gioco; alla fine si decise a scegliere un cabinato. Il nome del gioco era Ghosts n’ Goblins. Il momento era arrivato, premé il pulsante play e… improvvisamente Rick si ritrovò disteso per terra, con chili di armatura addosso e una spada… Non sapeva dov’era finito ma capì subito che quella non era la sala giochi. Riuscì a scorgere un vecchio in lontananza e gli chiese informazioni. Scoprì che il luogo in cui si trovava in quel momento era proprio il videogioco su cui avrebbe voluto giocare… All’inizio Rick fu preso dal panico, ma l’anziano gli spiegò che c’era un modo per uscire, ovvero causare un errore nel sistema; in poche parole bisognava fare il contrario di ciò avrebbe dovuto fare il protagonista per far risultare un errore nel sistema e farlo espellere dal gioco… Ora restava da capire cosa avrebbe dovuto fare il protagonista e fare l’esatto contrario. L’anziano gli spiegò che il protagonista doveva uccidere dei mostri in una valle poco distante da lì e salvare la principessa. Gli sembrò semplice, bastava andare nella valle, schivare tutti i colpi dei mostri cercando una via pacifica per terminare lo scontro e uccidere la principessa oppure, senza essere troppo crudeli, rifiutarla. Era troppo semplice, così Rick si insospettì e chiese al vecchio se ci fossero altre condizioni da rispettare. Lui gli rispose che doveva stare attento a non morire nel gioco o sarebbe morto anche nella vita reale; e aggiunse che Rick non avrebbe dovuto sentirsi tanto speciale da potercela fare poiché prima di lui erano entrate tante altre persone e nessuna era riuscita ad uscire dal gioco. Ci fu un momento di paura che arrivò fino alle ossa di Rick, ma poi si rese conto che l’ alternativa sarebbe stata quella di restare là per sempre, così si incamminò per la valle. Nella sua testa era tutto molto semplice ma doveva fare i conti con la realtà, poiché i mostri con cui avrebbe dovuto far amicizia erano molto più realistici di qualche pixel ed erano programmati solo per uccidere, quindi Rick non avrebbe mai potuto instaurare un dialogo con loro. Scartando l’opzione di diventare amico dei mostri gli rimaneva solo da rifiutare la principessa e c’era un solo modo per arrivarci ovvero correre, correre più veloce che mai… Rick ci riuscì nonostante l’armatura pesante, perché la paura di morire bloccato in mezzo ai mostri era più grande. Incredibile ma vero, riuscì ad arrivare al castello, lo scalò, aprì la porta della stanza della principessa e… prima che lui potesse dire una sola parola, lei lo mandò via!
Rick era sbalordito. Non sapeva che fare perché quello era il volere del gioco e quindi non un errore!
Lui doveva prima sconfiggere tutti i mostri e poi avrebbe potuto parlare con la principessa. Così Rick scese in campo, ma ovviamente le sue forze non erano pari a quelle di mostri enormi e morì, in lacrime per il dolore, sbranato dai mostri. E così finiamo la storia del primo ragazzo sparito in questa città. Oh, è vero, voi non sapete chi sono io! Ebbene sì, io sono il proprietario del negozio e conosco tutto di chi entra nei miei cabinati, anche i suoi pensieri. Purtroppo, penso che dovrò andarmene molto presto da questa città, i controlli sono frequenti e la polizia è molto attiva… Che peccato! Avrei almeno voluto poter prendere qualcun altro… Bene. Lascio questo diario al primo che lo troverà dopo la mia partenza. Addio.”
Luca Lerede – 3^B