Un sottile filo rosso ha unito tutti noi attraverso la condivisione di un vissuto intimo e personale. Così abbiamo conosciuto Diego.
Musiche, non parole, hanno dato il via al nostro incontro, creando sin da subito un contatto a livello profondo, facilitando l’empatia con l’altro. Paradossalmente, man mano che il sottofondo musicale scorreva, l’assenza di parola ha assunto i contorni di un silenzio che si è fatto sempre più assordante. Cosa quella musica presagiva e perché fosse così rilevante lo avremmo scoperto di lì a poco.
Penetrandoci senza filtri, la musica ci ha predisposti all’ascolto significativo, non di un racconto, ma di un’esperienza emotiva, inducendoci all’accoglienza, senza pregiudizi e senza mediazione razionale, rivolgendosi alle nostre interiorità e mettendole in comunicazione le une con le altre.
Diego e Monica, con i loro dialoghi, hanno animato il laboratorio interattivo denominato “La torta di Diego”, rendendoci partecipi dell’involuzione di un percorso di vita che, a causa della dipendenza, ha trasformato la personalità del protagonista, ne ha condizionato l’esistenza, annientandone l’umanità, allontanandolo dagli affetti e dai valori più veri, rendendolo l’ombra di se stesso. Davanti ai nostri occhi, spicchi luminosi di identità sono stati fagocitati da comportamenti devianti che hanno anestetizzato i reali bisogni di Diego e li hanno sostituiti con legami malati. I colori vividi dell’esistenza, con il passare del tempo, sono stati oscurati dal buio della solitudine. Il timore di essere giudicati, il senso di inadeguatezza, il malessere profondo che corrode se non esplicitato, la negazione della propria natura per soddisfare ciò che è altro da sé, sono stati soppiantati da un mondo illusorio e alienante, rivelatosi, ben presto, fallace e nocivo. Nella narrazione di questa sofferenza emotiva, indipendentemente dalle radici in cui le singole fragilità affondano, abbiamo riconosciuto le paure, i timori, gli stati d’animo che ciascuno potrebbe vivere quando è esposto al giudizio degli altri, quando affronta delle difficoltà, quando non si sente all’altezza della situazione, quando è oggetto di violenza e, non riuscendo ad esternare questo disagio, diventa possibile vittima di devianza.
Ma nonostante tutto, con la sua testimonianza, Diego ci ha dimostrato quanto possa essere forte e risolutiva la volontà umana insita in ciascuno di noi. Dopo aver trovato il coraggio di riconoscere e di affrontare le sue paure, quando ha iniziato a fidarsi e ad affidarsi alle persone che lo amavano, permettendo loro di aiutarlo, è riuscito ad intraprendere il percorso di rinascita, di riscatto e di ricostruzione del sé, che lo ha portato a riappropriarsi della sua vita.
Spesso, sopraffatti dalla frenesia della società odierna, dimentichiamo che solo comunicando possiamo condividire i nostri stati d’animo e, allo stesso modo, assuefatti ad atteggiamenti di arroganza e di forza, trascuriamo di coltivare e di valorizzare la nostra sensibilità, unico strumento che ci consente di intessere relazioni autentiche. Impariamo ad avere cura di noi stessi, poiché, solo rafforzando la nostra identità, saremo in grado di affrontare le prove che la vita ci riserverà.
Si ringraziano Carlo Tamburranno, presidente dell’associazione “Ogni Giorno ETS”, e l’avvocato Francesco Loiacono che, nell’ottica dell’inclusione, della diversità e della educazione alla sana partecipazione alla vita democratica e alla promozione del benessere dei minori residenti sul territorio, hanno coinvolto gli studenti delle scuole cittadine, attivando un significativo percorso formativo, informativo e di ascolto in materia di trattamento e di prevenzione delle dipendenze, mediante i laboratori interattivi promossi dalla comunità di San Patrignano con il progetto WeFree.
Prof.ssa Maria Rosaria Castria