di Simona Gregorini ed Eleonora Menici
Ultimamente si sente spesso parlare di Hackathon ma non tutti sono a conoscenza del significato di questa “strana” parola. Il termine hackathon è formato dall’unione delle parole Hacker e Marathon e consiste quindi in una maratona di hacker. Tradizionalmente gli hackathon partono dalla presentazione di un problema attorno al quale i partecipanti devono sviluppare delle idee e provare a trovare delle possibili soluzioni.
Vengono formate delle squadre composte generalmente da 4 a 8 persone; i partecipanti avranno un tempo di lavoro che coincide con gran parte della durata dell’evento (generalmente due giorni).
Al termine si procede con la presentazione dei progetti, che verranno valutati da una commissione, ed infine verrà proclamato il gruppo vincitore.
Il nostro Istituto ha partecipato ad alcuni Hackathon nel corso degli ultimi anni come ad esempio a quello di Bormio, nel 2018, nel quale ha vinto una squadra della quale facevano parte due ragazze dell’indirizzo forestale del nostro Istituto, che hanno poi partecipato, come premio, ad un viaggio in Nepal.
Dopo questa prima esperienza, la scuola ha partecipato ad altre sfide hackathon, come il Civic Hack che si è svolto a fine settembre a Brescia ed il Camunhack, che si è tenuto il 24 ottobre a Breno.
A tal proposito abbiamo intervistato Lara Sabbadini, una studentessa di IV C che ha partecipato all’edizione di Brescia, e una delle accompagnatrici, la professoressa Chiara Carleschi, docente di matematica.
Lara è felice dell’esperienza. “Credo che un punto di forza dell’esperienza sia sicuramente il fatto che, nello stesso gruppo, raramente ci sono persone provenienti dalla stessa scuola: è un bel modo, questo, per collegare idee e modi di pensare diversi. L’hackathon permette di trovare un nuovo gruppo e di conoscere tante persone diverse da quelle che di solito si frequentano. E’ un progetto bello e impegnativo, che richiede fantasia, vaste conoscenze e soprattutto voglia di accettare le idee degli altri e capacità di integrarsi in un gruppo per farne parte.
Alla prof. Carleschi abbiamo chiesto:
– Pensa che la partecipazione della scuola agli hackathon sia importante?
Si, sicuramente è un’esperienza molto positiva perché consente agli studenti di potenziare le competenze del lavorare in gruppo e avvicina gli studenti alle nuove tecnologie.
– Cosa ne pensa dei risultati ottenuti dalla scuola?
Mi fa piacere che qualcuno abbia ottenuto risultati brillanti, ma penso che comunque tutti coloro che hanno partecipato debbano ritenersi molto soddisfatti.
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