a cura di Lorenzo Gambaracci – classe III/A – scuola Secondaria di I grado –
Quando ero piccolo, prima di togliere le tonsille e le adenoidi, avevo spesso la febbre e passavo quasi tutto il tempo a casa, tanto che ho frequentato poco sia l’asilo nido che la scuola materna.
In quel periodo, visto che i miei genitori dovevano andare al lavoro, ho trascorso molto tempo in compagnia dei miei nonni materni e paterni, dai quali ho imparato tantissimo: la mia nonna materna mi aiutava a colorare e a fare i primi compitini e da lei ho appreso la precisione nel fare le cose.
Il mio nonno paterno, architetto, mi ha insegnato a fare disegni di paesaggi urbani e a trasformare in fumetti le storie che, già allora, mi piaceva inventare.
Mi ricordo che, osservando i disegni di mio nonno, ho imparato a rappresentare delle città del futuro o semplicemente dei paesaggi fantastici, ma soprattutto mi è rimasta la passione per il disegno architettonico che forse, un giorno, diventerà il mio lavoro. I miei genitori spesso mi dicono che sembro distratto, mentre invece sto semplicemente osservando quello che accade intorno a me: è sorprendente scoprire quante cose si possono imparare guardando quello che fanno gli altri!
La mia abilità nell’inventare storie, soprattutto fantastiche, è nata quando andavo a casa dal nonno e, per passare il tempo, utilizzavamo “Word” per mettere per iscritto quelle idee che mi passavano per la testa e che ancora adesso mi spingono a scrivere, tanto che, delle volte, mi chiedo se un giorno diventerò uno scrittore.
Una cosa sulla quale però sono forse troppo concentrato e che devo, oltre alla nonna, in parte anche alla maestra Francesca delle elementari, è l’estrema precisione: mi piace che nei miei quaderni non ci siano cancellature e non amo scrivere in corsivo perché non mi piace la mia calligrafia. Per questo utilizzo lo stampato minuscolo, che risulta più regolare, per contro però impiego più tempo per scrivere. Dunque, che siano racconti o compiti, sono molto attento alla forma e forse, per curare l’aspetto, finisco col trascurare il contenuto. Questa precisione, che potrebbe essere considerata come un pregio, a volte diventa un mio punto debole, perché mi porta spesso ad essere in ritardo nella consegna dei compiti in classe. Dovrò, dunque, imparare a curare un po’ meno la forma per lasciare più spazio ai contenuti.
Penso che la famiglia influenzi, anche involontariamente, la formazione di un ragazzo: per me è stato così grazie ai miei nonni e, in seguito, ai miei genitori ed agli insegnati. Da mio padre, che lavora spesso al pc, ho imparato a utilizzare il computer per fare numerose operazioni come realizzare mappe concettuali, scrivere con più dita e, recentemente, a programmare un piccolo sistema di automazione. Una volta presa dimestichezza con il computer è stato facile per me utilizzarlo anche per divertimento, tanto che ora mi dedico spesso ad editare video con vari programmi e questa mia predisposizione mi ha spinto a scegliere, come scuola superiore, il Liceo Scientifico con indirizzo scienze applicate, perché ho scoperto che si studiano materie come la fisica, la chimica e soprattutto l’informatica.
Un atteggiamento che ho sempre avuto è un’estrema curiosità verso ciò che mi circonda tanto che, ad ogni novità, sono solito fare un grande numero di domande ai miei genitori per comprendere meglio quello che accade; quando una novità coinvolge invece direttamente la mia vita sono molto meno entusiasta e ho bisogno di tempo per capire quello che succede e coglierne gli aspetti negativi e positivi. Questo modo di comportarmi spesso viene giudicato come un atteggiamento di chiusura, ma è semplicemente un mio modo di affrontare la vita.