ARJETA GJURA (3^ C): Già dal titolo ‘Rientro a scuola: l’emozione di un nuovo inizio’ ho trovato l’articolo molto bello e interessante. L’argomento è semplice da capire e quando l’ho letto ho avuto la pelle d’oca. Vi ho trovata me stessa, mi sembrava come se fossero descritti i miei sentimenti quando sono andata in scuola dopo quasi quattro mesi. Concordo pienamente con l’autrice, però non trovo me stessa in questa frase ‘Anzi i ruoli apparivano cambiati: per tanti mesi in casa ci siamo sentiti davvero chiusi in un carcere e adesso riprendere la scuola era come se fosse stato un passo verso la libertà…verso la normalità.’ perché penso di aver sfruttato questo tempo molto bene, imparando e studiando cose nuove che non hanno a che fare con la scuola, però che sono molto importanti per ogni essere umano. Poi io personalmente non mi sentivo “in un carcere” a casa mia e prima della pandemia non passavo molto tempo fuori casa perciò con il lockdown la mia vita non è cambiata molto, anche se per la maggior parte sì. La frase ‘Arrivati in aula, abbiamo scelto i banchi monoposti con la dovuta distanza dal ‘vecchio’ compagno di banco, distanza che, date le circostanze, ci permetterà in altro modo di diventare più autonomi e responsabili.’ mi ha colpito molto. Infatti la stessa cosa è successo anche a me… mi sono seduta là dove c’era “il mio” posto però la mia amica non c’era a causa della divisione della classe. Mi sentivo un po’ male perché avevo voglia di incontrarla, ma il destino non era scritto così. Ma noi dobbiamo accettarlo ed andare avanti, dobbiamo diventare responsabili e più autonomi come c’è scritto nella frase. Spero che presto ci possiamo ritrovare a scuola, però mentre sogniamo quel giorno dobbiamo fare il massimo da parte nostra per farlo diventare realtà.
SALVATORE DI PEPPO (3^ C): Io mi ritrovo molto in quello che è stato detto in questo articolo (<<Amicizia reale o virtuale>>) perché, sì, tramite i social riusciamo a conoscere molte persone, ma queste conoscenze non saranno mai così importanti per noi poiché non sappiamo realmente come sia una persona se non la viviamo. L’amicizia si deve vivere, bisogna avere un contatto con l’altro, una litigata da vicino, qualsiasi cosa. I social sono e sono stati fondamentali soprattutto in questo periodo di pandemia, ma parlare con persone mai viste prima non sarà mai una vera amicizia se non sappiamo realmente come la si pensa, poiché si può facilmente mascherare il proprio comportamento dietro uno schermo. Quindi spero che passi tutto al più presto proprio per riprendere la buona abitudine di farsi accettare per quello che siamo veramente.
FRANCESCO MAIELLO (4^ Asp): Ho scelto quest’articolo (<<Ritorno a scuola: un’attesa infinita>>) perché fra tutti gli altri che sono presenti sul sito è quello che parla della situazione che stiamo vivendo ed è scritto in modo ben chiaro e interessante. Concordo con tutto quello che c’è scritto, in particolar modo con la riflessione dell’autrice in cui esprime l’idea che, per quanto ami la scuola e ci voglia ritornare, bisognerebbe continuare con la DDI (didattica a distanza integrata) almeno fino a quando non si riducano ulteriormente i contagi, altrimenti potremmo finire in un circolo vizioso dal quale non ne usciremmo facilmente. Penso che avrebbero dovuto aspettare ancora un po’. Troppo rischioso aver riaperto da un giorno all’altro, mandando tutte queste persone allo sbaraglio, con i trasporti pubblici inadeguati nel numero delle corse, con un tasso di riempimento all’80%, con assembramenti fuori le scuole etc. In questo modo certamente la curva dei i contagi salirà nuovamente e noi ci ritroveremo a stare chiusi nuovamente in casa ritornando all’inizio di questa brutta storia. Penso che sia inutile questo andirivieni di decisioni che sembrano strumentalizzare la scuola per questioni politiche. Le persone, soprattutto gli adulti che prendono queste decisioni, dovrebbero essere più saggi e attenti alle esigenze psicologiche dei giovani.
LUCA D’ADDIO (4^ Asp): Personalmente gioco al fantacalcio (senza mai vincere) da tre anni e quest’anno è stato veramente particolare, perché ho scoperto che un calciatore che avevo preso nella mia squadra ha avuto problemi psicologici a causa del covid e questo ci induce a riflettere proprio sul periodo che stiamo vivendo.
Il calciatore in questione è Josip Ilicic. Quando a settembre abbiamo fatto l’asta ed è poi diventato un calciatore della mia squadra, non sapevo che si fosse infortunato, ma soprattutto non sapevo che l’infortunio non fosse fisico, ma psicologico. Josip gioca nell’ Atalanta, squadra della città di Bergamo, dove nella prima quarantena le camionette dei militari dovevano raccogliere tanti morti ogni giorno, e lui vivendo lì, è rimasto traumatizzato da tutto ciò. Per questo motivo ad inizio anno non era nemmeno nel gruppo della squadra, ma adesso nel 2021, il campione è di nuovo sceso in campo ed ha iniziato a far gioire tutti i fantallenatori con i suoi gol. E cosi come Josip è ritornato a vincere nel gioco, dopo aver sconfitto l’abbattimento psicologico così mi auguro, che sia il simbolo della speranza di vittoria e rivincita nei confronti di questo momento di grande confusione ed isolamento che stiamo vivendo. Mi auguro che Josip possa essere un modello per noi giovani e che, come lui, anche noi riusciamo a vincere contro le ansie e le preoccupazioni che in questo periodo affollano la nostra mente. Sicuramente per me rappresenta la speranza che per tutta l’umanità ci sia presto un ritorno alla vita normale, e il covid diventi solo il brutto vecchio ricordo di un passato triste che ha danneggiato psicologicamente molti di noi.
FRANCESCO MOCCIA (4^ Asp): <<Un Fantacalcio ‘a porte chiuse’>> è un articolo molto interessante ma soprattutto scritto in maniera molto chiara e semplice. Parla di tutte le problematiche nell’ambito calcistico che ha causato il Covid-19, come ad esempio rinviare i campionati europei e fermare per 2-3 mesi i campionati italiani, francesi, inglesi ecc. Concordo pienamente con le opinioni espresse dagli autori perché, anche se oggi il campionato italiano è ripartito, non è più come prima in quanto il COVID-19 ha fatto imporre al ministro dello sport Vincenzo Spadafora, di disputare tutti gli eventi sportivi senza pubblico e a porte chiuse. Non hanno parlato solo dei vari calciatori colpiti dal covid oppure dei campionati fermati, ma hanno parlato soprattutto di come siamo stati penalizzati noi giovani da questi stop continui nel mondo calcistico, come ad esempio con il Fantacalcio, che era un piacevole passatempo tra amici ma purtroppo essendosi fermati i campioni abbiamo dovuto obbligatoriamente fermare anche uno dei nostri svaghi preferiti. (a cura della REDAZIONE)