“Quel che è accaduto non può essere cancellato, ma si può impedire che accada di nuovo”. Nelle parole di Anna Frank è racchiuso il senso del giorno della memoria, ricorrenza che si celebra il 27 Gennaio e ricorda lo sterminio degli ebrei.
Gli ebrei, considerati razza “impura” furono costretti dai tedeschi ad abbandonare le proprie case. Buttati nei vagoni di treni merci , affrontavano lunghi viaggi, una volta arrivati ai campi di concentramento venivano spogliati dai loro vestiti, e costretti ad indossare dei pigiami a righe nere e degli scarponi.
Venivano anche privati della loro identità e distinti l’un dall’altro attraverso un numero marchiato sul braccio. Il loro destino era segnato: morire . Morire di stenti, di fame, fucilati, soffocati in camere a gas, torturati…….Nessuno doveva avere scampo. Tuttavia il progetto non si realizzò del tutto: il 27 gennaio 1945 le truppe sovietiche abbatterono i cancelli di Auschwitz e rivelarono al mondo, per la prima volta, la realtà del genocidio in tutto il suo orrore, trovarono 7.000 sopravvissuti insieme a: corpi morti, abiti, scarpe, tonnellate di capelli, strumenti di tortura e di morte. Poi la scoperta agghiacciante degli altri campi di concentramento e la conta di milioni di morti.
Proprio per quanto accaduto, il 27 gennaio di ogni anno ciascuno deve riflettere su ciò che è stato e fare in modo che non accada mai più.
Giulia Spina e Federico Tortora