//Giornata della disabilità – Riflessioni

Giornata della disabilità – Riflessioni

di | 2020-12-09T17:41:35+01:00 9-12-2020 17:41|Alboscuole|0 Commenti
di Giulia Favullo – classe II sez. A   Nel 1981 l’Onu ha proclamato il 3 dicembre la giornata Internazionale delle persone con disabilità.  L’intento è quello  di promuovere i diritti e il benessere  delle persone con disabilità e la necessità che le stesse possano partecipare attivamente alla vita sociale e politica dei paesi. Anche nella mia classe abbiamo svolto numerose riflessioni sui contenuti di questa giornata che hanno permesso di comprendere come la disabilità sia un qualcosa che riguarda tutti noi. La disabilità ci pone di fronte a complicate sensazioni che vengono fuori da un senso di estraneità e di diversità. Una diversità che nessuno probabilmente sceglierebbe per sé, come magari si sceglierebbe di farsi colorare i capelli di fucsia nel tentativo di essere originali e diversi dalla massa; è una diversità che può significare per molti avere qualcosa in meno: mancanze che possono rendere il vivere quotidiano un percorso ad ostacoli. Quando ci troviamo di fronte a compagni che manifestano segni di una qualche disabilità non è sempre facile, inizialmente, riuscire ad essere naturali e spontanei. C’è sempre un sentimento  in noi che oscilla tra la pietà e l’indifferenza. L’indifferenza è qualcosa che sembra proteggere le nostre piccole certezze, la pietà invece, la commiserazione ci disturba, ci rende fragili  e non si è mai certi che possa essere un qualcosa di giusto da provare… come se esistessero dei sentimenti giusti e dei sentimenti sbagliati. Eppure la diversità come la disabilità è qualcosa che ci incuriosisce molto. Quante volte ci siamo chiesti come possa fare un nostro compagno, ipovedente ad esempio, a saper rispondere sempre correttamente a qualsiasi interrogazione prendendo sempre ottimi risultati senza che possa vedere neanche una foto o una mappa concettuale per esporre a voce i vari contenuti. E quel nostro compagno autistico che a malapena urla e strepita quando vuole qualcosa, che non riesce a dire nulla ma che scrive dei temi al computer bellissimi, cosa deve sentire dentro di sé, cosa prova? Ha anche lui voglia come noi di essere abbracciato e coccolato? Io sono sicura che tutti noi ci facciamo sempre tutte queste domande di fronte alla disabilità e in molti casi ci viene detto che non è gentile e rispettoso indagare nella vita degli altri. Eppure se qualcuno mi chiedesse qualcosa che riguardasse me, io non la vedrei come una mancanza di rispetto, quanto piuttosto un tentativo di conoscermi meglio, e parlare di me con qualcuno di diverso dai miei genitori mi permetterebbe di conoscermi meglio, perché dovrei raccontarmi. Ecco! Io penso che mostrare interesse e tentare di conoscere chi ci sembra diverso o disabile possa essere un primo vero passo di solidarietà e di amicizia. La smetteremmo di giudicare e di sentirci scioccamente superiori e accetteremmo forse con più tranquillità i nostri limiti e le nostre fragilità, sostenendoci a vicenda come fratelli.