di Maria Francesca Scialò – 4^B –
La paura, insieme a tristezza, gioia, disgusto e rabbia, è una delle emozioni fondamentali degli esseri viventi, poiché ci mette in guardia dai pericoli e ci spinge alla sopravvivenza.
Le due principali reazioni dinnanzi a uno stimolo pauroso sono l’attacco o la fuga: la prima ci consente di affrontare l’ostacolo combattendolo; la seconda ci porta ad abbandonare la situazione, prima che divenga eccessivamente minacciosa per la nostra sopravvivenza.
Nella storia umana spesso si è associata la paura ad uno stato di vigliaccheria, che porta i giovani a commettere azioni incoscienti, dove si vuole sfidare la paura compiendo azioni altamente pericolose quanto inutili.
Il vero coraggio non sta, quindi, nel fingere d’essere forti e audaci come Don Chisciotte, per liberare la nostra preziosa energia vitale bloccata, ma nell’accettare e, di conseguenza, affrontare ciò che ci è di ostacolo nel corso della vita, scoprendo di possedere delle qualità incredibili.
Ci sono poi paure “sociali”, peculiari della società in cui viviamo oggi tra social network, televisione, riviste e molti altri strumenti, che diffondono modelli da imitare per essere ritenuti “alla moda” e che consistono nel terrore di essere giudicati diversi emarginati o esclusi. Tra tutte le paure, ritengo che questa sia tra le più pericolose, poiché ostacola la propria personalità e riduce gli individui ad essere degli automi che cercano di conformarsi alla massa senza emergere e mostrare ciò che sono veramente.
“Il labirinto lo costruisce la paura di essere giudicati”
Ramón Andrés
Tra le paure più frequenti di quest’ultimo periodo, c’è quella del COVID 19, dovuta non al virus in sé, ma al timore di ammalarsi e di perdere i propri cari, generando un senso di angoscia e ponendoci davanti alle fondamentali questioni del senso della nostra vita e del limite.
Ad alimentare il disagio psicologico, oltre alle ricadute sociali ed economiche, è la condizione di attesa e di sospensione del normale fluire della nostra vita: aspettiamo (senza sapere con certezza quando questa finirà) di riprendere le nostre abitudini. Anche il tempo di incubazione ci pone davanti all’attesa della probabile manifestazione dei sintomi, limitando le nostre vite e togliendo forza e solidità al nostro senso di stabilità, alimentando possibili timori, paure e ansie.
A mio parere, quindi, l’unico modo per gestire l’inquietudine della situazione che stiamo vivendo, è vivere il trascorrere delle giornate nel modo più sereno possibile, sfruttando una corretta informazione e stando “vicini” alle persone che ci fanno stare bene, attraverso gli strumenti che la società ci mette a disposizione.