di NICOLO’ SANTI –
La fratellanza
(tit. orig.: Shot Caller)
(Stati Uniti d’America; 2017)
Regia: Ric Roman Waugh
Sceneggiatura: Ric Roman Waugh
Produttore: Michel Litvak, Gary Michael Walters, Jonathan King, Ric Roman Waugh
Produttore esecutivo: Lisa Zambri, Matthew Rhodes, Jeff Skoll, Jeffrey Stott
Fotografia: Dana Gonzales
Montaggio: Michelle Tesoro
Musiche: Antonio Pinto
Scenografia: Guy Barnes, Wendy Ozols-Barnes
Costumi: Kelli Jones
Cast: Nikolaj Coster-Waldau (Jacob Harlon / Money); Omari Hardwick (Ed Kutcher); Lake Bell (Kate Harlon); Jon Bernthal (Frank / Shotgun); Emory Cohen (Howie); Jeffrey Donovan (Bottles).
“La liberazione non è la fine della pena: si esce dal carcere, ma non dalla condanna”. Con questa significativa frase termina il trailer del nuovo film La fratellanza. Il protagonista è Jacob Harkon (il danese Nicolas Caster-Waldau, che, dopo l’esordio a Hollywood nella pellicola di Ridley Scott, Black Hawk Down, ha raggiunto la popolarità entrando nel cast fisso del Trono di Spade, dove interpreta Jaime Lannister), un broker di successo, appartenente alla borghesia medio-alta. Dopo una cena, sotto effetto di alcolici, provoca un incidente e uccide un amico. Finisce in tribunale e, alla fine, nonostante le proteste della moglie, decide di patteggiare e finire così in carcere per un periodo di tempo per lui più ragionevole.
Nel penitenziario i detenuti sono divisi in gang: Jacob decide che per cercare protezione deve affiliarsi ad un gruppo neonazista. Inizia, così, a farsi autore di atti riprovevoli, nell’idea di ottenere il rispetto dei propri compagni, e, perciò, finisce stupidamente per aumentare la pena da scontare. Quando, infine, è scarcerato, non può che rimanere nella banda ed è sostanzialmente costretto ad organizzare una compravendita di armi.
Il film si concentra, com’è evidente, su un personaggio che, per uno stupido errore, per una minima distrazione, finisce per comprendere cosa significhi lottare per sopravvivere: la pellicola, in effetti, racconta, anche e soprattutto attraverso vari flashback, la sua profonda e tragica trasformazione, una volta che la legge lo costringe alla prigione. L’esperienza lo cambia: è vero che ha sbagliato, e pesantemente, causando la morte di qualcuno, ma la sua colpa è davvero corrispondente alla pena reale che gli viene inflitta?
Il regista, in particolare, semina nel proprio pubblico il dubbio se il carcere, così com’è ora, negli Stati Uniti d’America, serva davvero alla riabilitazione del reo, oppure contribuisca a renderlo ancora più pericoloso e violento, un animale aggressivo e spietato che, quando tornerà alla vita civile, non potrà che continuare sulla strada della perdizione.