Valentina Sacco.Rohima Akter Khushi è una giovane rohingya privata di un suo diritto. Oggi, 25 Novembre, possiamo dirlo forte: non è facile per nessuna essere donna ma per alcune, in diversi Paesi del mondo,
è ancora più difficile. La ragazza, ventenne, dopo aver terminato gli studi superiori si è iscritta alla facoltà di giurisprudenza per realizzare il suo sogno: lavorare per i diritti umani e aiutare la sua comunità a sviluppare strutture educative. Per le ragazze rohingya nascere donna è una vera e propria sfortuna perché si vivrà una vita fatta di privazioni e discriminazioni. Rohima è stata una delle poche donne rohingya a intraprendere gli studi universitari e per questo motivo è apparsa in un documentario inglese, ma il 6 settembre è arrivato l’ennesimo divieto. Rohima oltre ad essere donna è anche una rohingya residente in Bangladesh. Proprio per quest’ultimo motivo l’università le impedisce di frequentare i corsi in quanto “nessun rohingya può studiare in alcuna università pubblica o privata secondo le regole del governo del Bangladesh“. E qui sorge spontanea una domanda: può un diritto come questo essere negato ? Può la discriminazione etnica aggiungersi a quella di genere già di per sè così inaccettabile? Possono le norme del diritto universale essere così palesemente violate? Il 25 Novembre si dice forte “No”. Speriamo, da domani, di gridarlo ogni giorno dell’anno.