I tempi cambiano e ormai troppi genitori sono soliti caricare sui social le foto dei propri figli, fin dalla più tenera età, mostrando la loro vita fin dalla nascita. Si condividono ogni anno circa 300 foto dei propri figli esponendoli consapevolmente a molti percoli. A lanciare l’allarme sui rischi che possono correre i minori è la SIP (Società Italiana di pediatria) a fronte dei dati emersi dallo studio dell’European pedriatics association. Una ricerca evidenzia che un bambino, già prima del suo quinto compleanno, ha raggiunto una presenza in rete di quasi mille foto postate dai genitori. I social più usati sono Facebook, Instagram e Twitter ed a volte con la pubblicazione delle foto vengono citati nome, cognome, data di nascita e domicilio. L’81% dei bambini che vivono nei paesi occidentali ha presenze online anche prima dei 2 anni, percentuale che negli USA è pari al 92% ed in Europa al 73%. Alcuni dati recenti dicono che già dopo poche settimane dalla nascita il 33% dei bambini ha proprie foto ed informazioni personali pubblicate online ed un numero crescente di bambini nasce digitalmente ancor prima della nascita naturale. Negli Stati Uniti, il 34% dei genitori pubblica abitualmente ecografie, invece, in Italia, il 14% delle mamme lo fanno. Secondo una ricerca, lo shareting è finalizzato a documentare la crescita dei bambini, condividere ansie e preoccupazioni. Le tre tipologie di foto che vengono maggiormente condivise riguardo la vita quotidiana sono le uscite giornaliere, i viaggi e i momenti speciali come il Natale, il Battesimo, il primo giorno di scuola o i compleanni. Tra i rischi della condivisione social di contenuti privati c’è anche quello di finire in siti pedopornografici. Un’indagine condotta dall’e- Safety Commission Australiana ha evidenziato come il 50% del materiale presente può essere scaricato da parenti, amici o estranei. Ma i genitori, si sono mai posti il quesito di come possano sentirsi i figli “postati” senza loro permesso per gran parte della loro vita? Serena Mazzini, esperta di social media, ha spiegato che “i ragazzi e le ragazze che adesso iniziano ad avere 14-15 anni testimoniano come si sentano profondamente a disagio dai contenuti pubblicati dai loro genitori, perché questi non rispecchiano l’immagine che loro vorrebbero dare di sé”.