Filomena Passidomo– Il libro ”Un Giudice ragazzino” di Salvatore Renna ha suscitato in me emozioni indescrivibili…
Innanzitutto, grazie ad esso ,ho conosciuto l’ esistenza di un ragazzo,un giudice: Rosario Livatino .
Un giudice ragazzino che ha lottato per distruggere la mafia!
Un giudice che non si è mai arreso.
Questo libro parla di un ragazzino, Rosario, che vive a Canicattì.
Un giorno, assieme al suo papà passa davanti la stele del Giudice ragazzino !
Rosario chiede al padre perché c’era quella stele in quel punto e a chi era dedicata .Inizialmente il padre gli dice che essa era dedicata a un “dottore che ha curato per molto tempo chi era affetto dalla mafia ”.
Poi Rosario andando sempre lì,assieme a suo padre,capisce che quella stele era dedicata a un giudice che lottava per sconfiggere la mafia, un’ organizzazione del “male”.Rosario ,successivamente ,ha necessità di capire la differenza tra magistrato e giudice e il papà gliela spiega!
A scuola Rosario subisce atti di bullismo da parte di Bartolo, il figlio di un mafioso!! Alla fine Rosario riesce a diventare amico di Bartolo.
Rosario giocava sempre con il papà con un ponte e con delle macchine.
Un giorno mentre il padre sta lavorando,Rosario distrugge,senza volerlo il ponte .Il padre non si arrabbia con lui e gli dice di andare fuori dal suo studio!Quel giorno fu l’ultimo giorno che Rosario vide suo padre. Dal giorno successivo lui non ritorna più a casa .Rosario chiede alla mamma,imperterrito,perché il papà non tornava .La mamma ,di continuo,gli ripeteva che era fuori per lavoro,ma lui non ci credeva perché,vedeva nei suoi occhi sofferenza , dolore e non sapeva il perché .Dopo più di vent’anni Rosario è cresciuto ,è diventato un uomo,però,senza il suo papà.E’ cresciuto senza la persona di cui si è sempre fidata ,senza la persona che gli ha insegnato tutto,senza il suo papà!Rosario fa il giudice e dopo una breve esperienza a Palermo torna a Canicattì,dove ritrova il candore di quei giorni,rivede i passi di un giovane sognatore che giocava a fare l’investigatore.La sua casa era sempre quella ,anche lo studio del papà. C’era sempre quel ponte intatto nella sua distruzione!!Rosario ritrova anche la macchinina che aveva il papà,non a casa , ma nella cassetta della posta ,assieme ad una lettera del tribunale che lo invitava a presentarsi in aula il giorno seguente! Il dono era da parte di un collaboratore di giustizia che avrebbe conosciuto il giorno dopo. Rosario studia le carte del processo l’imputato era Giuseppe Mosca ,accusato dell’assassinio dell’architetto Giordano De santis, suo padre…
Bartolo aveva testimoniato contro suo padre ,condannato all’ergastolo,che lo aveva costretto a sparare il padre,ma non lo fa!!
Al tribunale Rosario incontra Bartolo,che all’inizio non lo riconosce ,ma poi egli gli chiede scusa e Rosario , non fa altro che ABBRACCIARLO…
La parte del libro che più mi è piaciuta è stata l’ultima, quando dice : “Da piccolo sognavo di diventare un architetto per ideare e costruire strutture solide e monumentali. Crescendo ho capito che più che costruire qualcosa di nuovo ,avrei dovuto rinforzare ciò che già c’era ,ma che non aveva una struttura :il nostro sistema giudiziario”!!Rosario ha sempre voluto fare l’architetto,come il papà,ma io credo , che lui abbia maturato la scelta poi, di fare il giudice ,per la dolorosa perdita del padre!!Lui ha aspettato invano che quel papà ritornasse ,ma ciò non accade .Come ha scritto Renna ,”La giustizia ha fatto il suo corso. Certo, non mi ha restituito mio padre, ma mi ha donato la sua rinascita…”
Analizzando la frase con il cuore , essa dice :”Sì ,sì è fatta giustizia per mio padre e sono contentissimo per questo,ma ormai ,mio padre è lassù,e non posso riaverlo. Ho la sua rinascita ed è qui con me !”Leggendo l’ultimo capitolo,con espressione , mi sono immedesimata nella parte di Rosario.E’ stato come se fossi stata io a perdere un padre ,per mafia ,e ho provato un vuoto profondo!!Questo libro racchiude tutto,e spero che ,anche gli altri,leggendolo,abbiano provato delle emozioni!!!!