//Emergenza deforestazione: ognuno faccia qualcosa

Emergenza deforestazione: ognuno faccia qualcosa

di | 2019-01-30T15:08:18+01:00 30-1-2019 15:07|Alboscuole|0 Commenti
di Manuel Canzachi – La deforestazione è un problema molto grave a livello globale: si calcola che ogni ora scompare una quantità di terreno boschivo pari a 4 campi di calcio e la cosa peggiore è che la situazione non sta migliorando affatto. I Paesi più colpiti sono: Africa centrale, Brasile (specialmente la foresta Amazzonica), Asia (foreste di mangrovie indonesiane) e, negli ultimi anni, anche le foreste primarie europee (Slovacchia, Romania, Germania). Le principali cause della deforestazione sono la raccolta di legname, la necessità di creare spazi per le coltivazioni (soia, cacao, olio di palma, etc.), la ricerca di miniere estrattive e l’urbanizzazione. Si calcola che i governi degli Stati interessati spendano più soldi per incentivare l’urbanizzazione delle aree verdi rispetto a quanto ne investano nella tutela ambientale. È come se durante il tentativo di spegnere un incendio si usasse un cucchiaino e, nello stesso momento, si gettasse sempre più combustibile sulle fiamme. Quali sono le conseguenze di questa condotta scelerata? Si sa che gli alberi e le foreste assorbono l’anidride carbonica e producono ossigeno: se continuiamo a eliminare boschi e foreste, tutto ciò avrà effetti sul clima del nostro pianeta perché aumenteranno i livelli di CO2; inoltre diminuirà la pioggia e il nostro pianeta diverrà più secco e più caldo. Ma ognuno di noi può fare qualcosa per evitare tutto ciò? È la domanda che qualche giorno fa ci ha posto la nostra insegnante di tecnologia, la prof.ssa Giuseppina D’Anna, e noi, dopo opportune ricerche, abbiamo provato a rispondere, compilando un vademecum da tenere sempre presente: 1. Attenti alle etichette: circa l’80% del legno dell’Indonesia è, secondo uno studio della Banca Mondiale, di provenienza illegale. Fenomeno presente anche in Brasile e in Africa. Quando acquistiamo sedie o mobili da giardino in legno esotico, scuro e resistente, facciamo attenzione al simbolo FSC o PEFC sull’etichetta, garanzia di gestione responsabile delle foreste. 2. Usare legno grezzo, rovere, larice, pino, abete e faggio, rigorosamente locali e da coltivazioni controllate e responsabili. 3. Meno gamberetti. L’ allevamento di questi crostacei in Asia, paese che rifornisce l’ 80% della produzione mondiale, sta distruggendo le foreste di Mangrovie, per costruire piscine destinate alla deposizione delle uova di pesci e crostacei. Questi terreni così impoveriti sono maggiormente soggetti all’erosione delle onde sulle coste. In certe zone, per ogni chilo di gamberetti allevati, scompaiono 500 grammi di pesci ed altri crostacei. 4. Meno hamburger. Stanno disboscando l’Amazzonia per far posto ai campi agricoli, per coltivare fieno, cereali e soia destinate a maiali e bovini, con cui poi saranno prodotti hamburger e carne in scatola. L’ industria della carne infatti è tra i primi responsabili della deforestazione. Ridurne il consumo vuol dire smettere di sovvenzionarla e quindi guadagnarci in salute. 5. La carta giusta. E’ necessario anche per la carta fare attenzione al marchio sull’ etichetta, che sia possibilmente carta riciclata ecologica oppure almeno FSC o PEFC. Secondo stime WWF, solo per la carta igienica finiscono nel water in Europa oltre 270mila alberi all’anno. Riflettiamoci! 6. Occhio all’imballaggio. Durante i nostri acquisti cerchiamo di preferire prodotti con imballaggi leggeri ed ecologici, magari riciclabili. In generale, sosteniamo le aziende che offrono prodotti sostenibili e si distinguono per comportamenti corretti. 7. PIANTA UN ALBERO. Abbiamo perso i ¾ delle foreste originarie, ma possiamo (perché no?) ricominciare. Piantando un albero, anche solo un semino, ognuno di noi partecipa alla lotta contro l’erosione del suolo, la siccità, l’inquinamento atmosferico, l’effetto serra. Ogni albero, crescendo, assorbe CO2, rinsalda il terreno e ne protegge l’umidità e la fertilità, dà rifugio agli uccelli, abbellisce il paesaggio.