//EDUCARE E DIALOGARE A SCUOLA: NUOVI ORIZZONTI

EDUCARE E DIALOGARE A SCUOLA: NUOVI ORIZZONTI

di | 2019-06-06T11:41:45+02:00 6-6-2019 11:40|Alboscuole|0 Commenti

Venti studenti in un’aula di un liceo seguono una lezione di inglese. Un esame è vicino e trepidanti aspettano di essere interrogati. Tra di loro, solamente una ragazza non aspetta altro che il suono della campanella; è in uno stato d’ansia che quasi confina con il panico e spera fortemente di non essere chiamata ma, come sempre, il destino non è dalla sua parte. A quel punto, di fronte alle domande dell’insegnate viene assalita dalla paura, che si sa, immobilizza, rende inermi, indifesi e non fa giocare d’attacco; e sconfitta, si abbandona al pianto. Sicché l’insegnate, determinato a volerla aiutare, le si siede accanto. Le gerarchie si ribaltano e ha inizio una comunicazione alla pari e non a senso unico dall’alto verso il basso. Il docente si spoglia della sua autorità e si pone all’ascolto.

Nelle scuole inglesi è stato recentemente approvato un programma realizzato grazie alla collaborazione con l’Anna Freud Centre, un celebre istituto di ricerca per la psicoanalisi e la psicoterapia infantile, che prevede l’inserimento nel percorso di studi di una nuova disciplina: la mindfulness, ovvero una pratica di meditazione che, basandosi su esercizi di rilassamento e respirazione, risulta utile nella gestione delle proprie emozioni. Saranno circa 370 le scuole aderenti al progetto sperimentale, volto a migliorare la salute mentale dei giovani, che durerà fino al 2021 e sarà uno dei più grandi nel suo genere al mondo. Gli insegnanti avranno così in mano la chiave per favorire l’apprendimento, affettivo e cognitivo insieme, dei ragazzi. Perché i giovani, è inutile negarlo, hanno bisogno di una partecipazione affettiva, hanno bisogno di un dialogo e di essere ascoltati. Necessitano di genitori, insegnanti, educatori disposti a tendere non solo le proprie orecchie, ma soprattutto le proprie anime, per ascoltare e interpretare i loro “perché”, i loro mondi interiori. Nelle scuole e in famiglia, parliamo continuamente di educazione ma, a volte, senza conoscerne a pieno il significato. Interessanti le parole del professor Franco Nembrini, nel libro “Di padre in figlio. Conversazione sul rischio di educare”: “L’educazione è una introduzione alla realtà, cioè la testimonianza di un modo di essere di fronte alle cose e di fronte alla vita, la testimonianza di una possibilità, di un bene possibile, di una verità che può essere conosciuta e amata, di una bellezza della vita.” L’educatore socratico è considerato nell’antica Grecia colui che conosce l’arte della maieutica, è colui che ex-ducit, “conduce fuori” dalla mente dell’allievo le sue capacità senza imporre la propria mentalità, e questo insegnamento risulta essere valido ancora oggi, dopo più di duemila anni, perché l’affettività altro non è che maieutica di apprendimento. La fase dell’adolescenza costituisce un periodo di cambiamento ed è proprio in questo sviluppo che i ragazzi creano il proprio sé. La cura degli alunni, l’attenzione ai loro problemi e l’accompagnamento nella loro crescita sono atti che rientrano nel percorso educativo, anche se oggi, per molti insegnanti, l’educazione morale è un compito da demandare esclusivamente alle famiglie, anche qualora queste non ci fossero. Un insegnante dovrebbe, pertanto, essere anti-autoritario e autorevole, al contempo, e prendere parte attiva alla vita dell’alunno; in questo modo contribuirebbe alla sua crescita morale e otterrebbe risultati notevolmente migliori anche nel processo cognitivo e dell’apprendimento scolastico, come molti studi dimostrano. Sarebbe bello vedere più insegnanti che, con passione, siano pronti a trasmettere non solo nozioni, ma valori, giudizi critici, sicurezza, solidità, certezze, di cui i giovani hanno bisogno. Sarebbe più bello vedere educatori pronti a farsi carico di questa responsabilità con estrema serietà e lealtà, privi di orgoglio e della presunzione di essere perfetti. Indiscutibilmente questo è un percorso lungo e tortuoso, accompagnato anche dalla paura di sbagliare, ma se aiutasse a migliorare la vita anche solo di una piccola percentuale di giovani, ne varrebbe la pena.

Noi siamo il futuro delle nazioni e delle società, la giovinezza dell’umanità, che chiede agli adulti di avere il coraggio di camminare per noi e con noi in una direzione verso cui pochi hanno camminato finora.

Lucia Nocera, IV B LC