Ci rimettiamo in cammino con una redazione in progress che vanta la presenza di redattori motivati e che è pronta ad accoglierne altri nel corso dei prossimi mesi.
Anche quest’anno, come in quello passato, avremmo voluto dare la buona notizia: la fine dei conflitti in corso, di tutte le guerre (51 secondo l’ultima rilevazione di giugno 2024), di quelle vicine e di quelle più o meno lontane da noi. Sarebbe stato davvero un bell’inizio.
Ma ci saremmo accontentati di poter annunciare, almeno, la fine di alcune di esse e in ultima analisi, di un cessate il fuoco. Purtroppo ricominciamo in una situazione peggiore, se non altro per numero di vittime, di quella che avevamo lasciato prima della pausa estiva. Con uno scenario mondiale ancora più complesso.
In medio oriente si sono accesi altri fronti di guerra: dal Libano allo Yemen, all’Iran. Al di là delle strategie belliche volte anche a una rideterminazione degli equilibri futuri dell’area tutti a vantaggio, temiamo, del più forte, rimangono quelli che qualcuno si ostina a definire “effetti collaterali”. Si indicano con tale espressione le vittime civili dei conflitti e nel caso di specie, tra queste, almeno 17000 bambini. Non 17, che già sarebbe stata una perdita immensa, non 170, che ci avrebbe inchiodati al lutto per giorni e al ricordo per anni e neppure 1700. No.17000 bambini risucchiati nel buco nero del freddo anonimato – Tra loro ci sarà stato di sicuro un Mohamed, un Abdel, un Ibrahim, un Khaled, e forse c’erano Amina, Layla, Fatima.
Infinite volte si è proposto un cessate il fuoco e altrettante volte si è ignorata la proposta, in alcuni casi non particolarmente convinta in altri concomitante a nuovi invii di armi.
Masse di profughi siriani, rifugiati in Libano si muovono contemporaneamente a masse di profughi libanesi .
Questi disperati insieme a quelli che scappano da tutte le altre guerre premeranno sui confini dell’Europa mentre nel vecchio continente sempre più leaders politici vincono le elezioni con la promessa di blindarli.
E il neoeletto Presidente degli Stati Uniti d’America ottiene una vittoria netta rendendo inespugnabili i suoi. La parola pace diventa eversiva, nel migliore dei casi radical-chic mentre nel suo ultimo rapporto Amnesty International denuncia violazioni significative dei diritti umani in tutto il mondo.
Frattanto a Valencia i cambiamenti climatici ormai innegabili presentano il conto, tragico. Pochi giorni dopo Trump annuncia il suo ritiro dagli accordi di Parigi.
Questa è la realtà della quale ci accingiamo a scrivere con la volontà ferma di non ignorarla e con la speranza altrettanto ferma di riuscire a raccontarla con onestà intellettuale e riscontri oggettivi. Quanto a cambiarla siamo convinti che ognuno debba fare la sua sia pur piccola parte, immaginando un futuro diverso che vuol già dire cominciare a costruirlo.
Antonia Gabriella D’Uggento