Ogni persona ha un nome, datole da suo padre e da sua madre. Dietro ogni nome c’è una storia. Edith Bruck aveva un nome, aveva una storia.
I tedeschi le avevano tolto i vestiti, le scarpe, i capelli e anche il nome. Era diventata un numero, “11152”.
Un giorno avvenne un miracolo. Nel luogo dove lavorava come prigioniera, il cuoco le chiese: “Come ti chiami?”.
Con quella semplice e futile domanda, involontariamente, quel cuoco aveva restituito a Edith la sua identità.
Edith si sentiva rinata. Aveva un nome, quindi esisteva.
L’identità è riconoscersi ed essere riconosciuta.
Privare una persona dell’identità significa toglierle ogni punto di riferimento e privarla delle proprie certezze, dell’idea che ha di sé.
Il diritto all’identità è un diritto fondamentale e la nostra Costituzione lo protegge.
La Costituzione protegge il nostro nome, la nostra cittadinanza e la nostra capacità giuridica, cioè la possibilità di ognuno di possedere diritti e doveri. Il diritto all’identità è inviolabile, nessuno lo può modificare, limitare o addirittura calpestare.
Togliendo i diritti si toglie la libertà.
Questo è accaduto nei campi di Auschwitz, Dachau, Bergen-Belsen.
Uomini, donne e bambini erano diventati fantasmi.
Possiamo sperare che tutto ciò non si verifichi più.
Affinché la memoria si tramandi.
Clara Curigliano – classe 3^G