Tra le dirette conseguenze più disastrose della pandemia troviamo il forte aumento della disoccupazione. Secondo i dati dell’ISTAT possiamo osservare che, rispetto a febbraio 2020, i disoccupati sono 945.000 in più. Ovviamente non è un dato poco rilevante, soprattutto se si pensa che già prima della pandemia il tasso di disoccupazione era già molto alto. Con la pandemia le condizioni di vita di molte famiglie che già prima faticavano a vivere in maniera dignitosa sono peggiorate radicalmente, soprattutto a causa delle ripetute e prolungate chiusure di interi settori lavorativi. Anche l’occupazione dei giovani tra i 15 e i 24 anni è diminuita notevolmente (un calo di 159.000 giovani occupati rispetto a un anno fa). Questi dati non sono confortanti per i giovani che presto entreranno nel mondo del lavoro dato che non possono fare affidamento su una continuità lavorativa. La chiusura generale delle attività ha scoraggiato molti aspiranti imprenditori che intendevano avviare la propria attività, dunque si è registrato anche un notevole calo degli investimenti in particolare in determinati settori quali: ristorazione, settore alberghiero, turistico, balneare e manifatturiero. Un’altra conseguenza della pandemia è stata l’aumento sproporzionato dell’uso della CIG (cassa integrazione): mentre fino a un anno fa essa era concessa solo in casi di maternità, infortunio, malattia o altre motivazioni che impedivano al lavoratore di svolgere il proprio lavoro, ora essa è concessa a tutti i lavoratori costretti a stare a casa a causa della chiusura generalizzata delle attività o perché ritenuti soggetti a rischio. All’aumento di questo dato ha concorso anche il blocco dei licenziamenti, lo Stato davanti a tale situazione ha provveduto all’incremento della spesa pubblica mirata all’assistenza dei lavoratori.
Con l’arrivo dei vari vaccini le categorie maggiormente a rischio si stanno pian piano immunizzando e con l’arrivo delle stagioni più calde si spera in una progressiva riapertura totale in sicurezza. La speranza che questo vaccino funga anche da cura per la disoccupazione è, quindi, molto forte.
FRANCESCO PIO GIORDANO e GIUSEPPE RAIMO (5^ C)