Ginevra Montebello, V^ BU – I.I.S. G. da Catino
di GINEVRA MONTEBELLO (V^ BU) – La scuola è il luogo in cui siamo obbligati ad andare per parte della nostra vita, è il posto che odiamo di più durante la nostra frequenza e quello che rimpiangeremo maggiormente quando ci ritroveremo catapultati in una quotidianità a noi totalmente estranea, in quel “mondo dei grandi” che avevamo tanto desiderato, ma che quando lo vivremo sentiremo “stretto” e “pesante”.
Ma se la scuola fosse diversa?
Se ci fosse un modo per andare a scuola con il sorriso?
Se fosse possibile che la scuola ti preparasse davvero al “mondo dei grandi”?
Le basi, che la scuola ti porta ad acquisire, sono culturali, molto importanti e formative, plasmano i tuoi pensieri, ti spronano a sognare, ti spingono a scoprire e curiosare nel passato per poi proporre innovazioni nel tuo presente. Ma queste basi bastano per affrontare il nostro domani o ci occorre qualcosa di più? La formazione che la scuola ci offre è davvero completa?
La scuola di oggi ha l’obbiettivo di formare cittadini pronti a vivere in una società che attraversa periodi di cambiamento continui.
La nostra società, essendo sempre in fase di sviluppo, tende a dimenticarsi del singolo. E così anche la formazione scolastica, orientata principalmente alla formazione di cittadini, tende a dimenticare il ruolo fondamentale che ha nella crescita dell’individuo e nel percorso di sviluppo della sua personalità. La scuola dovrebbe basarsi sul singolo e aiutarlo nella sua crescita personale prima ancora di formarlo come cittadino.
Non possiamo diventare tutte fotocopie bianche e nere di una stessa realtà; siamo nati a colori, siamo oggettivamente diversi gli uni dagli altri e dovremmo essere trattati come tali.
L’impegno della scuola dovrebbe essere quello di aiutare il ragazzo nel suo percorso di crescita, non solo da un punto di vista nozionistico, ma soprattutto da un punto di vista personale e relazionale.
Come si può arrivare a tutto ciò?
Cosa può fare la scuola per i suoi alunni?
Qual è la cosa di cui un adolescente ha più bisogno?
Sicuramente nell’età adolescenziale si ha bisogno di sentirsi parte di qualcosa, compresi ed ascoltati, perché essendo in una fase di transito il ragazzo sta iniziando a muovere i primi passi nel “mondo degli adulti” e ad abbandonare il “mondo dei piccoli”.
La scuola dovrebbe cercare di comprendere le difficoltà di ogni singolo alunno, portarlo ad aprirsi con gli altri e partire da lì per creare nuove basi su cui poi lavorare insieme durante il suo percorso formativo.
Certamente non è un processo facile, c’è bisogno di molto lavoro, ma sicuramente non è impossibile.
L’iniziativa potrebbe partire proprio da chi vive quotidianamente nell’istituzione scolastica, docenti e alunni potrebbero collaborare per migliorare le cose.
Un adolescente ha bisogno di un punto di riferimento, di un’ancora di salvataggio, di una persona con cui riesca a parlare e che lo faccia sentire compreso.
Gli amici hanno un ruolo molto importante, ovviamente, ma anche i docenti hanno il loro valore nel periodo adolescenziale.
Nessuno ritiene che la scuola debba diventare come lo studio di uno psicologo, ma ci sono piccole cose che essa può fare.
Si potrebbe iniziare a parlare di uno sportello d’ascolto per i ragazzi, di progetti interni che portino alla scoperta di sé, di orari di apertura più lunghi – non per aumentare le ore di teoria, semplicemente per rendere la scuola un posto davvero vivibile per il ragazzo – per offrire la possibilità agli studenti di studiare nel pomeriggio o di frequentare corsi interessanti. La scuola potrebbe diventare un punto di ritrovo e di riferimento per i ragazzi, dove organizzare qualsiasi attività e trovare qualsiasi soluzione.
Si potrebbe partire dalle piccole cose, no?
“Le grandi rivoluzioni cominciano da piccoli eventi.”
Ciò che cercano gli adolescenti è di essere ascoltati. Quindi si potrebbe partire da un ascolto attivo delle problematiche di ogni studente da parte dei docenti.
Non sto dicendo che adesso tutti i docenti devono correre a prendersi una laurea in psicologia o diventare psicologi abusivi nei corridoio, basterebbe solo essere più presenti con l’alunno.
L’adolescente è certamente un soggetto complicato, le sue visioni sono totalmente opposte a quelle degli adulti molte volte, non è facile comprenderlo, il suo mondo è completamente invaso da certezze che non “stanno in piedi”, si sente già grande e pronto a prendere decisioni importanti, pensa che conosca tutte le sfaccettature della vita e a volte può sembrare arrogante; ma credetemi, l’adolescente ha un mondo dentro e i suoi sono solo scudi per proteggersi dalle proprie insicurezze e dalle proprie paure.
Non si tratta di “sprecare” ore di lezione a parlare delle problematiche personali del ragazzo, ma semplicemente di fargli capire che, se vuole, ha davanti qualcuno con cui poter parlare, qualcuno con cui potersi aprire, qualcuno pronto ad esserci, qualcuno che gli tende la mano e non lo lascia solo nel suo tunnel buio.
L’adolescente ha bisogno di uno spicchio di luce tante volte e chi meglio di un docente può spiegargli che quello spicchio di luce esiste davvero?
La relazione tra docente e alunno è fondamentale per lo sviluppo della personalità dell’allievo, sicuramente ci saranno delle divergenze, i valori non sono uguali, le ideologie sono varie, ma la presenza di una persona più grande, pronta ad ascoltare e consigliare è fondamentale per il ragazzo.
Si potrebbe provare ad aprirsi di più con gli altri nonché a istaurare una buona relazione alunno-docente, no? E voi che ne pensate?
Cosa possiamo provare a cambiare per rendere la scuola migliore, per lasciarci qualcosa di nostro, per mostrare che non siamo stati solo di passaggio ma l’abbiamo voluta vivere davvero e fino in fondo?
Con questo non si vuole criticare nessun docente e nessun alunno, bensì mostrare una nuova visione che potrebbe aiutare a rendere la scuola migliore.