//È RIMASTA LA SPERANZA

È RIMASTA LA SPERANZA

di | 2019-02-26T11:29:26+01:00 26-2-2019 11:29|Alboscuole|0 Commenti
  Chiara Bisecco  I A –  Ragazzetto di periferia, nato a Roma, amante della boxe, vittima di una squallida e omertosa violenza, di un abuso di potere che ormai fa parte di un celebre caso di cronaca nera italiana. Un solo nome: Stefano Cucchi. Tutto ha inizio quando Stefano entra per la prima volta a contatto con un mondo a lui nuovo e intrigante: quello della droga.  Successivamente i genitori lo mandano in un centro di recupero che sembra dare i suoi frutti: Stefano è fuori dalla droga e torna a vivere. Ma, dopo qualche anno, ricade nuovamente in quel circolo vizioso che toglie senza restituire e che danneggia fino a trascinarti definitivamente con sé. Nessuno si accorge di nulla, Stefano lavora nello studio del padre come ogni giorno, abita nella casa che i genitori gli hanno affidato per iniziare una nuova vita, ma sfortunatamente la realtà non corrisponde alle aspettative. Una sera Stefano viene fermato dai Carabinieri poiché era stato visto mentre dava delle confezioni trasparenti in cambio di una banconota a un ragazzo di nome Emanuele.  Portato in caserma, viene perquisito e trovato in possesso di 21g di hashish e tre confezioni di cocaina, dunque si decide la custodia cautelare. Cucchi pesa solo 43 kg per un’altezza di 1,62 cm. Il giorno seguente si tiene l’udienza per confermare lo stato di fermo e il ragazzo presenta già notevoli ematomi sul volto e difficoltà nel camminare.  Non parla con nessuno in merito all’accaduto, viene ordinato di lasciarlo in custodia cautelare nel carcere di Regina Coeli ma, dopo l’udienza, le sue condizioni peggiorano. Nell’ospedale “Fatebenefratelli” vengono messe a referto le sue condizioni: diverse fratture e varie emorragie. Lui rifiuta il ricovero, le cure, le visite. Quindi, viene trasferito nella struttura carceraria-ospedaliera “Sandro Pertini”, dove i familiari si recano più volte per fargli visita, ma non viene loro concesso di vederlo. Ed ecco che, dopo una settimana, il 22 ottobre 2009, si annuncia il decesso. Cucchi pesa soltanto 37 kg. Vengono indagati gli agenti di polizia e tre medici del Sandro Pertini, questi ultimi sono accusati di omicidio colposo e gli agenti di omicidio preterintenzionale. Dopo vari processi, varie assoluzioni, nel gennaio del 2017 i Carabinieri sono accusati di aver colpito Cucchi con schiaffi, pugni e calci, causando lesioni divenute mortali. Uno di loro, Francesco Tedesco, ha confessato il pestaggio da parte dei suoi colleghi e di non averne preso materialmente parte, dunque esclama: “Ho fatto il mio dovere, sono rinato!” Da questa storia estremamente toccante e delicata il regista Alessio Cremonini ha diretto un film intitolato “Sulla mia pelle”, dove si racconta degli ultimi giorni di “vita” di Cucchi, riscontrando un successo enorme nel pubblico. In un’intervista rilasciata da Ilaria, sorella di Stefano, la stessa dichiara di essere stata preoccupata per la realizzazione del film, ma oggi è contenta per essersi affidata a Cremonini. Quest’ultimo, infatti, ha affrontato la vicenda con una sensibilità disarmante, dando vita non solo a un film, ma a una vera e propria opera d’arte, capace di trasmettere l’importanza dei diritti umani, i quali non sono sacrificabili per alcun motivo. Nei cuori dei familiari di Stefano è rimasta la speranza di cercare di far comprendere quanto sia stato meschino tutto questo, cosa può arrivare a fare un essere umano nei confronti di un suo simile, nel tentativo che non si ripeta più una simile vicenda.