E’ stato uno degli effetti del lockdown, con la natura che si riprendeva gli spazi lasciati vuoti dagli uomini, costretti all’isolamento per l’emergenza coronavirus.
Da quando è iniziata la pandemia e il nostro confinamento, animali selvatici hanno gironzolato indisturbati negli ambienti urbani fino a quel momento di esclusiva competenza degli esseri umani.
Una sorta di riappropriazione degli spazi tolti loro da tempo in nome di uno sviluppo che ci stava portando all’autodistruzione.
Ora siamo più liberi e abbiamo meno restrizioni, ma cosa succedeva sino pochi giorni fa, quando eravamo chiusi in casa? Chi occupava le città se noi, esseri umani, eravamo rinchiusi? La natura l’ha fatta da padrona.
Durante questo periodo di “prigionia” gli animali, non essendo disturbati sa nessuno, si sono spinti sino all’interno delle nostre città, coprendo spazi sempre più vasti.
Basta pensare alle famiglie di cinghiali che poco tempo fa passeggiavano con assoluta tranquillità per le strade della nostra Sassari… addirittura davanti all’ingresso della nostra scuola!
Ma non si sono avvicinati solo a Sassari, tutta l’Italia è stata coinvolta, da nord a sud, ed anche tutto il mondo.
Si va dall’anatra con gli anatroccoli al seguito che zampettava per il centro di Torino al lupo che si aggirava per le vie di Venaus o di Sesto Fiorentino, dai cinghiali davanti alla stazione Brignole di Genova agli stambecchi sull’asfalto di Balme. A Milano un intero gruppo di lepri ha fatto irruzione in un parco, in via Stephenson.
Ad Alghero un delfino è stato visto vicino al porto e, poco tempo fa, nell’arcipelago della maddalena, è stato avvistato addirittura uno squalo. A Cagliari, un fenicottero rosa ha tranquillamente attraversato la strada finendo quasi investito da un autista. In Galles alcune capre di montagna hanno deciso di avvicinarsi alla città di Llandudno. A San Francisco, in California, dei Coyote si sono addentrati nella città per cercare cibo e a Bangkok un branco di macachi ha invaso le strade.
Ma gli animali selvatici sull’asfalto e in mezzo al cemento sono solo una parte di quel fenomeno che vede anche il regno vegetale dilagare sui marciapiedi non più disturbato dal via vai umano.
Ma se le piante è normale che dalla terra sottostante rivendichino il diritto alla luce, è anomalo che un’anatra giri per le vie del centro di Torino.
Sembra quasi una sfida, un rivendicare qualcosa che prima c’era e che ora non c’è più, ma che potrebbe tornare ad esserci.
E’ bastato un mese e mezzo di confinamento per renderci conto della fragilità del mondo che abbiamo creato e darci la consapevolezza di quanto siamo diversi dalle comunità animali, dalla loro capacità di sostentamento, di adattamento e di sopravvivenza.
Qualcosa da loro potremmo imparare specie nel costruire una nuova realtà che poi non sarebbe molto diversa dalla vecchia, quella che ci contraddistingueva solo qualche decennio addietro.
Anche l’aria è molto più pulita, grazie al fermo imposto anche alle fabbriche, facendo abbassare di molto l’inquinamento e speriamo lo rimarrà ancora per un po’.
Quindi direi che è il momento di uscire e fare una bella passeggiata, sempre con mascherina e guanti, ovviamente.
A cura di Andrea Gareddu della 2^ media “B” indirizzo musicale