di Alessandra Cirulli e Giorgia Loconte, 3^I
Un professore di Lettere si presenta immerso nella quotidianità di un’immaginaria classe , macroverso del mondo adolescenziale, di cui racconta paure , sogni ed esperienze.
Ripercorrendo l’intero anno scolastico, presenta in carrellata tutte le storie dei ragazzi di una classe simbolica, adolescenti cresciuti troppo in fretta, buffi, ironici, che mostrano un senso di realtà sorprendente quando sono messi di fronte a problemi più grandi di loro. Questo è in sintesi lo spettacolo che giovedì 16 Marzo la nostra classe ha visto sul palco del teatro Curci, tratta dall’ omonimo successo editoriale di Giancarlo Visitilli . Nel suo interessante monologo ci sono alcune frasi che ci hanno colpito molto: “A volte c’è il rischio di perdersi, in questo mestiere, affrontando tanti temi che possono rimanere astratti rispetto alla vita degli alunni ” e “… è importante toccarli comunque: non li stai preparando a un esame di maturità, ma alla maturità della vita. Il tempo che ci è dato, però, non basta mai. E così le cose accadono”.
Spesso i professori sottovalutano i problemi dei propri alunni, non danno peso alle sofferenze del loro tempo e valutano solo con un voto. Ci si deve porre agli alunni con un atteggiamento di ascolto, per creare un rapporto migliore ed empatico. La scuola non deve insegnare “la materia”, ma soprattutto come porsi alla vita.