di Minerva Freda – 5^B –
“ E dietro i capelli nerissimi che avvolgo alle mie dita, più non temo il piccolo bianco puntuto orecchio demoniaco.”
Una delle ultime poesia della raccolta “Parole”, all’interno di essa, Saba ricorda la giovinezza della moglie, svanita per i segni della maturità impressi sul suo volto.
Nella lirica, l’autore definisce Lina, la moglie, la figura predominante, riconosciuta come l’unica regina.
Si erano conosciuti nel 1904, durante una licenza del servizio militare, grazie all’amico Giorgio Fano, il quale per primo parlò al poeta di una ragazza, che da anni era in attesa di un fidanzato scappato a Fiume, a causa di una repressione austriaca.
Si sposarono il 28 Febbraio 1909 nel tempio chiamato Scuola Vivante, all’inizio di Via del Monte, tanto amata da Saba; andarono ad abitare a Chiarbola Superiore, ulteriore scenario di numerose poesie come :”Casa e campagna” e “Trieste e una donna”.
Il 24 Gennaio 1940 nasce Linuccia, che Saba affidò ad una balia per la malattia della moglie.
Mutarono, per questo, i rapporti con Lina, fino ad arrivare ad una temporanea separazione.
Nel Maggio del 1912 i due coniugi cercarono di risolvere i loro dissapori, lasciando Trieste alla volta di Bologna.
Qui, però, allo scoppio della Grande Guerra, Saba venne chiamato alle armi, andando ad alimentare, ulteriormente, i conflitti coniugali.
Lina torna a Trieste, sola come un’afflitta Penelope e, invano, aspetta il ritorno del marito, intento a vagabondare, in giro per l’Italia, per guadagnare qualche soldo e per curare la sua depressione.
Questa malattia, si aggrava sempre di più, portando il poeta ad indentificarsi, addirittura, come un animale in gabbia, prigioniero di un male che non sembra voler vacillare.
Al culmine di questo malessere interiore, vi è la morte di Lina, che getta Saba nello sconforto.
Inizia, così, a scrivere questa poesia, una delle migliori, che evidenzia quanto il rapporto tra moglie e marito, nonostante varie difficoltà e tradimenti, sia profondo e duraturo.
“Donna” è una poesia formata da due strofe di versi imparisillabi di diversa lunghezza. Sono frequenti gli enjambement che si possono trovare quasi in ogni verso.
È presente, anche una similitudine all’inizio della prima quartina, che associa il duplice aspetto della personalità della donna.
Da un lato vi è la parte seducente di quando era fanciulla, per la quale anche il piede è un’arma, è un attraente frutto del sottobosco. Dall’altro lato, evidenziato maggiormente nella seconda strofa, vi è il passaggio tra il passato ed il presente, dove con la donna è difficile interagire ma, conserva la sua bellezza, attraverso i suoi lunghi capelli corvini e cela una traccia dell’antica irrequietezza (“piccolo/bianco puntuto orecchio demoniaco.”)
Questa continuità si evince, soprattutto, dall’uso dell’avverbio /ancora/ messo in risalto nell’epifora dei versi 6-7.
La forza di questo sentimento, costante nel tempo, si ritrova in alcuni termini, tra i quali: prendere, legare, avvolgere; i quali portano quest’affinità ad intensificarsi con l’avanzare degli anni e la rafforza nel dolore.
Bellissimo, intenso ed a tratti misterioso è il ritratto che Saba fa di Lina, con i suoi pregi e difetti.
Non la vede come un angelo o una figura idilliaca, come accadeva in precedenza tra i poeti del passato, ma la interpreta come una persona avvenente ed oscura, molto femminile, con un’ombra selvaggia repressa dentro di lei, pronta ad essere rivelata al mondo.
Questo lato caratteriale di Lina affascina il poeta, che cerca, ripetutamente, di indagare a fondo in questo aspetto caratteriale così scontroso, pungente, sfuggente, non riuscendoci.
Questa donna, per altro figura centrale del Canzoniere, viene ripresa in un’altra poesia: “A mia moglie”, dove Saba le affianca una serie di malinconiche e fiere femmine animali, accomunate dall’elemento della maternità.
Evidenzia, sempre di più, la sensualità e l’istinto naturale della donna che è libera, scostante, intraprendente.
In un’ulteriore poesia, “Dico al mio cuore, intanto che t’aspetto”, il poeta cerca di spiegare come questa donna, dopo il tradimento, sia tornata da lui e come non riesca ad odiarla, mosso dal forte amore nei suoi confronti.
La poesia che più affascina decine e decine di studenti è “Trieste e una donna”, dove la figura femminile è autonoma, come se fosse l’antagonista del poeta stesso, mantenendo quella fiamma della purezza, della beatitudine, della santità che da sempre, ammaliano Saba.