di Valentina Boccucci (classe 4^A) – Attualmente nella nostra società una persona diversamente abile viene percepita come un essere anomalo rispetto a tutti . Purtroppo questo non è solo un semplice pensiero di pochi, al contrario, molti sono prevenuti nei confronti di un disabile: si finisce col pensare che magari non ha la stessa forza, la stessa sicurezza, la stessa determinazione, quindi, che egli abbia svantaggi fisici e di conseguenza morali. E così questa mentalità demoralizza chi, purtroppo, è meno fortunato, poiché l’imbarazzo, che si crea in sua presenza, arriva anche alla persona interessata. Proprio per questo si deve parlare di tutte le numerose persone che hanno delle disabilità e che, nonostante tutto, non hanno perso la speranza e la tenacia per andare avanti e seguire i propri sogni. Numerosi, inoltre, sono gli sportivi disabili che continuano a gareggiare, a confrontarsi e a fare della loro passione una realtà. Un esempio fulgido è la campionessa di scherma Bebe Vio, una ragazza che ha partecipato alle Paralimpiadi, poiché, a causa di una forma di meningite aggressiva che l’ha colpita quando era molto piccola, ha subito l’amputazione dei quattro arti e in più è rimasta con il volto sfigurato e la pelle rovinata. Una vera e propria figura da ammirare perché, nonostante la sua battaglia per la vita, ha avuto la forza d’animo di iniziare nuovamente dal principio e seguire la sua più grande passione. Bebe Vio, infatti, ha gareggiato, nonostante il suo problema, e ha vinto numerose medaglie d’oro, insegnando al mondo intero a non “piangersi addosso” e a trovare la soluzione giusta per rialzarsi più forte e non arrendersi davanti agli ostacoli. Bebe, con tanta determinazione, ha iniziato ad allenarsi e a prendere confidenza con le sue protesi, ed è riuscita a realizzarsi e ad essere fiera di sé stessa. Ha fatto sacrifici che, per quanto possano essere stati duri, non le sono pesati perché sapeva che sarebbe stata in grado di affrontare la vita e tutto ciò che le è successo. È un esempio per tutte quelle ragazze e quei ragazzi che, a causa delle loro disabilità, si sentono inferiori. È un vero modello da seguire, un incoraggiamento per tutti. Particolare è anche la storia del pilota Alex Zanardi che, a causa di un terribile incidente, ha dovuto abbandonare la Formula 1. La sua forza d’animo, pur avendo subito l’amputazione delle gambe, lo ha portato a diventare campione paralimpico di handbike. Un’altra dimostrazione di grande coraggio è quella di Cecilia Camellini, vincitrice di due medaglie d’oro e due di bronzo nel nuoto alle Paralimpiadi di Londra nel 2012, la quale ha affermato: “Penso ci siano ancora dei pregiudizi sulla disabilità anche tra gli stessi disabili: fa paura pensare che se non sei vedente o hai qualche disabilità puoi comunque fare le cose che fanno gli altri.” Queste sue parole, con tanto dispiacere, sono comunque vere, poiché nella nostra società, chiunque guarda con occhi diversi la persona disabile. Non a caso sono state create le Paralimpiadi, appunto per far gareggiare anche persone che hanno questi problemi. La differenza viene fatta comunque, perché non sarebbe giusto né coerente creare competizione tra più persone che non hanno le stesse prerogative. È bello che siano state create queste occasioni anche per persone diversamente abili, perché non penso sia giusto farle sentire diverse o addirittura inadeguate. Qualche volta, però, mi viene in mente che è come se davvero facesse paura pensare che un disabile sia in grado di fare le stesse cose che fanno gli altri. Questo è sbagliato, perché è così che si trasmette insicurezza. E’ errato pensare che un disabile abbia legati a sé solo svantaggi nel fare qualsiasi cosa o che debba per questo essere agevolato, è così che si creano differenze penalizzando il soggetto. Inoltre, l’essere diversamente abile non può essere inteso come una risorsa, perché non c’è nessun beneficio nell’ avere problemi fisici, ma allo stesso tempo, non può essere considerato neanche uno svantaggio, perché un disabile può fare comunque le stesse cose che fa una qualsiasi persona. Sarebbe sbagliato pensare il contrario. Facendo riferimento a quanto detto, non c’è solo l’impostazione mentale, ci sono anche atteggiamenti che favoriscono l’integrazione e altri che esasperano la discriminazione. Per quanto riguarda il primo punto, fortunatamente sono stati pensati metodi per favorire l’integrazione, il concorso “Miss Italia” ne è un esempio. Sappiamo che in questo programma comunque viene valorizzata la bellezza fisica. Sono molte le ragazze che si sfidano, per vincere il titolo, sfilando in passerella e entrando tramite la televisione e i social in ogni casa italiana. Nonostante questo, nell’ultima edizione che è stata realizzata, è stata accettata la richiesta di partecipazione mandata da una ragazza alla quale era stata amputata una gamba, anni fa, a causa di un incidente in motorino. Per una modella è essenziale avere un bel corpo, eppure Chiara Bordi, ha partecipato nonostante il suo problema. Questo programma, con la scelta fatta in questa edizione, ci insegna a far integrare anche persone che presentano problemi fisici, perché non si può impedire di realizzare il sogno personale a nessuno. L’essere disabile non vuol dire avere una vita diversa e questa ragazza ne è stata la dimostrazione. Malgrado le buone intenzioni di alcuni, comunque non mancano le discriminazioni, in quanto molte attività sono negate ad un disabile. È un atteggiamento spiacevole anche quello di fissare ripetutamente una persona che presenta dei disagi, in quanto ribadisce il concetto errato di essere in presenza di un essere anormale. La vera disabilità si presenta nella mente delle persone che non guardano oltre l’aspetto esteriore, ignorando che proprio nel cuore di coloro che hanno sofferto si apre un mondo pieno di vita.