-Caro diario, come va?
Scusami se in questi ultimi giorni ti ho un po’ trascurato ma , come saprai e come capirai dalle mie parole, sono molto preoccupato per come sta procedendo la situazione Coronavirus.
Quando ne ho sentito parlare la prima volta, non nascondo di averlo sottovalutato, ritenendo che la Cina fosse molto distante da noi, quindi pensavo fosse una realtà che non ci avrebbe mai toccati.
Ma già quando sono stati scoperti i primi casi in Lombardia, ho iniziato a preoccuparmi. Alcuni addirittura considerano questo virus peggio della guerra, poiché è un nemico invisibile e proprio per questo difficile da sconfiggere.
Ovviamente mi mancano molto gli amici e i miei compagni di classe, ai quali non posso mandare altro che un saluto o un grosso abbraccio virtuale durante le lezioni a distanza o nelle partite con la Play Station.
La persona che in generale mi manca di più è mio nonno, che però sento tutti i giorni al telefono e anche lui, come me, sta vivendo questa reclusione con noia alternata all’ansia per quello che sta accadendo fuori dalle mura di casa.
La prima cosa che farò ,appena terminerà questa pandemia, sarà andare a casa sua e abbracciarlo.
Insieme stiamo anche leggendo un libro molto bello, “Se questo è un uomo” di Primo Levi. Lo facciamo ognuno per sè e poi ci scambiamo opinioni sui diversi passaggi.
Mi fa sentire vicino a lui, condividere un interesse comune.
Questo libro segue il corso memorialista, poiché ricorda di quando lo scrittore era rinchiuso nel campo di sterminio di Aushwitz.
Proprio ieri ho letto una frase che mi ha colpito particolarmente: “I giorni si somigliano tutti e non è facile contarli”.
Se dovessi dare una definizione a questa terribile esperienza, non saprei trovare parole migliori di queste .
Questa frase infatti descrive esattamente la mia condizione psicologica attuale, in questa reclusione.
Un lato positivo di questa quarantena, invece, è che sto assaporando il tempo in compagnia dei miei genitori. Di solito lavoravano fino a tardi e spesso la sera, quando tornavano a casa, eravamo tutti stanchi e ci facevamo prendere dalla pigrizia.
Ora invece possiamo stare finalmente insieme, riusciamo più facilmente a fare giochi da tavolo, come Risiko e Monopoli o una partita a ping-pong, una corsa sul tapis-roulant o semplicemente una chiacchierata che non guasta mai…
Ogni tanto scendiamo a fare un giro all’interno del parco, a fare una breve passeggiata e a scambiare due passaggi a pallone, che è un’altra delle cose che mi mancano tanto…
Certo, caro diario, la situazione che stiamo vivendo è pesante e scrivere queste pagine mi aiuta a renderla più sopportabile. Meno male che ci sei.
Ogni sera spero che il giorno successivo possa essere un giorno migliore, che si riesca a trovare una soluzione per distruggere questo virus, per smettere di contare i morti e i contagiati. Vorrei tanto abbandonare la paura in un domani che non riusciamo nemmeno ad immaginare.
Ed è con questo pensiero con cui ogni sera mi addormento, che adesso mi fa piacere salutarti.
Ce la faremo,lo sento…
A domani,amico mio