//Dante e la matematica

Dante e la matematica

di | 2021-04-07T17:10:32+02:00 7-4-2021 15:34|Alboscuole|0 Commenti

Di FRANCESCO MARIA GENTILE  2^D  

La Divina Commedia non contiene soltanto riferimenti storici e letterari ma anche matematici ed è basata anche sulla “mistica” dei numeri. All’interno dell’opera del Sommo Poeta si ripete molte volte il numero 3. Sono tre le guide che accompagnano Dante nell’oltretomba, tre i regni dell’oltretomba, tre le cantiche, tre i versi delle terzine, gli elementi della Trinità cristiana (Padre, Figlio e Spirito Santo) Anche nel numero di canti per ogni cantica, cioè 33, si trova il 3. Viene ripetuto anche il numero 9. Sono nove i cerchi dell’Inferno e i cieli del Paradiso. Sono nove anche gli anni che Dante aveva quando ha visto per la prima volta Beatrice, la donna di cui era innamorato. Il linguista, critico letterario e italianista, il tedesco Manfred Hardy ha sottolineato che il lavoro poetico di Dante basato sui numeri rappresentava un settore centrale della sua creatività artistica del poeta. Dante fa un sapiente uso dell’aritmetica, utilizzando spesso regole o proprietà per fare dei paragoni o per rendere più chiaro un concetto. Ad esempio ,con vari indizi indica la proporzione  per individuare la statura di Lucifero, Un riferimento diretto all’aritmetica si trova  nei versi in cui Cacciaguida, trisavolo del poeta, si rivolge  a Dante Tu credi che a me tuo pensier mei Da quel che è primo, così come raia Da l’un, se si conosce, il cinque e’l sei Par.XV 55-57

Dante mostrava un particolare interesse anche  per la geometria, infatti nella Divina Commedia sono presenti paragoni, parafrasi ed esempi che si riferiscono proprio a questa disciplina.

Dante aveva studiato la geometria durante i tre anni passati sui testi del matematico e filosofo greco Euclide.

Credo che il fatto che Dante mostri interesse per la matematica testimonia quanto egli fosse attento alla cultura scientifica dell’epoca in cui viveva.

Un passo famoso si trova nell’ultimo canto del Paradiso XXXIII, (vv. 133-38.)

Qual è il geométra che tutto s’affige

Per misurar lo cerchio, e non ritrova,

pensando, quel principio ondelli indige,

Tal era io a quella vista nuova;

veder voleva come si convenne

l’imago al cerchio come vi s’indova.

  Nel Paradiso ci sono molti altri riferimenti alla geometria (Par XVII, 13-18) Dante si rivolge a Cacciaguida così “… O cara piota mia che sì t’insusi, che, come veggion le terrene menti non capere in trïangol due ottusi, così vedi le cose contingenti anzi che sieno in sé, mirando il punto a cui tutti li tempi son presenti …” (Par XIII, 95-102) Parlando della sapienza di Salomone San Tommaso dice: ben veder ch’el fu re, che chiese senno acciò che re sufficiente fosse; non per sapere il numero in che enno li motor di qua sù, o se necesse con contingente mai necesse fenno; non si est dare primum motum esse, o se del mezzo cerchio far si pote trïangol sì ch’ un retto non avesse.

Lo storico Ignazio Baldelli afferma che la cultura scientifica e quella letteraria-filosofica convivevano in Dante arricchendosi a vicenda.