Di Leonardo Ricciardi – IVD –
Il Sommo Poeta, a circa 20 anni, sposò Gemma Di Manetto Donati.
La donna, appartenente a un ramo della stessa famiglia di cui erano membri Corso, Forese e Piccarda, fu dal padre, secondo l’uso del tempo, promessa in sposa al giovane Alighieri fin dal 1277 , anno a cui risale l’atto dotale, rogato il 9 febbraio presso il notaio ser Oberto Baldovini, con una dote di 200 fiorini. S’ignora l’anno del matrimonio, avvenuto probabilmente dopo il 1290 e prima dell’inizio dell’attività pubblica di Dante ( 1295 circa).
Da Gemma Donati Dante ebbe quattro figli: Pietro, Iacopo, Antonio e Giovanni.
Iacopo e Pietro furono i primi commentatori della Divina Commedia. Secondo Giovanni Boccaccio, Iacopo avrebbe ritrovato gli ultimi canti del Paradiso in un luogo segreto della camera da letto, che il padre gli aveva indicato in sogno.
Pietro fu giudice a Verona, mentre Iacopo intraprese la carriera ecclesiastica.
Antonia, invece, diventò monaca nel monastero di S. Stefano degli Ulivi a Ravenna, e assunse il nome di suor Beatrice.
Mentre degli altri figli si sono avute notizie fin da subito, si è venuti a conoscenza di un quarto figlio, Giovanni, soltanto nei primi anni venti del Novecento, quando Francesco Paolo Luiso pubblicò un contratto di cambio stipulato a Lucca tra la società fiorentina dei Macci e quella lucchese dei Moriconi, al quale aveva assistito come testimone un tale Giovanni, figlio di Dante Alighieri da Firenze.
L’esistenza «certa» di Giovanni di Dante, primogenito del Sommo Poeta, figlio legittimo nato da Gemma Donati, è stata attestata in maniera incontrovertibile da un documento di un notaio fiorentino, che reca la data del 20 maggio 1314 e che è conservato nell’Archivio di Stato di Firenze, dove fu scoperto da Renato Piattoli nel 1972, il quale, però, morendo nel 1974, non riuscì a pubblicarlo.
ll documento che cita il terzo figlio (in realtà fu il primo nato dal matrimonio con Gemma) è contenuto nel registro di imbreviature di ser Bernardo Cassi: qui infatti compare Giovanni figlio di Dante di Alighiero, in veste di testimone a un atto rogato il 20 maggio 1314 nella chiesa di Pagnolle , una località oggi nel comune di Pontassieve (Firenze), in occasione dell’assemblea annuale dei capifamiglia di quel popolo.
A Renato Piattoli , curatore del primo Codice Diplomatico Dantesco pubblicato nel 1940, spetta «l’indiscusso merito nell’aver recuperato una fonte di estrema rilevanza per la biografia dantesca», sottolinea Laura Regnicoli in un saggio pubblicato nel volume «Dante tra il settecentocinquantenario della nascita (2015) e il settecentenario della morte (2021)», pubblicato da Salerno Editrice, in cui illustra i due documenti sul figlio Giovanni .
I figli di Dante furono accomunati al padre nella condanna all’esilio del 1315; per quanto riguarda la moglie Gemma, non si sa se abbia raggiunto il marito in esilio. Nei documenti d’archivio successivi alla morte di Dante, ci sono diverse istanze, a nome di Gemma, indirizzate al giudice sui beni dei ribelli, in cui la consorte del poeta chiede lo storno della somma corrispondente alla propria dote dal patrimonio del marito, che il comune aveva confiscato dopo la condanna. Sembra che Gemma Donati abbia riottenuto la dote che era stata incamerata con i beni del marito.
Dante Alighieri: cronache di famiglia
di Major@naPress - SESSA AURUNCA (CE)|
2021-04-01T19:55:08+02:00
1-4-2021 17:16|Alboscuole|0 Commenti