di Federica Corvaglia
Una grande opportunità è quella che abbiamo avuto oggi noi ragazzi delle classi 3°B e 3°C. Non succede infatti tutti i giorni di poter parlare con l’uomo che arrestò il boss dei boss Totò Riina: Sergio De Caprio, più conosciuto però come “Capitano Ultimo”. “Un carabiniere normale, una persona come tutti, che ha combattuto, ha dato tutto quello che aveva, senza chiedere nulla in cambio” è come si descrive il Capitano. Lui ha infatti dedicato la sua vita a quello che per lui non è un lavoro, ma una missione. Vivendo sempre ai margini, non al centro della scena, in semplicità, e nascondendosi. Per le altre persone, quelle ferite, umiliate, violentate, rapinate e picchiate. Per permettere ai ragazzi di giocare liberamente e alle ragazze di poter camminare per strada senza paura. Per essere dalla parte dei più deboli, degli ultimi.
E spesso subentra la paura delle conseguenze e il timore tutti i sacrifici fatti siano in realtà inutili, ma vedendo gli occhi della gente, l’insicurezza svanisce. Perché, anche se a volte possiamo avere paura di quello che può succederci, come dice il capitano: “Nell’insicurezza si trova la forza”. La forza di parlare, di non cedere alle tentazioni, di fare la cosa giusta e di rimanere sempre uniti, perché è dalla fratellanza, dall’amore per la propria nazione e per i propri concittadini che nasce la legalità.
Disarmante è l’umiltà caratterizzante il Capitano. Perché nonostante non abbia mai chiesto nulla in cambio ai suoi sforzi, lui si considera un uomo privilegiato, perché ha sempre “Combattuto libero come il vento contro il nemico” ed è così che bisogna fare.
Noi ragazzi, sempre nel cuore del Capitano, siamo il futuro del nostro paese. Non dobbiamo lasciare che tutti i sacrifici fatti da lui e da tanti altri siano vani, combattendo per contrastare ogni forma di illegalità e fare sempre più passi avanti nel cammino verso la legalità. E l’unico modo per farlo è mantenendo l’unione, l’uguaglianza e la fratellanza, e rimanendo sempre dalla parte degli ultimi.