Mariangela Panico. De Chirico, Dalì, Fontana: sono solo alcuni dei grandi capolavori recuperati nella casa/bunker di Gioacchino Campolo, boss della mafia di Reggio Calabria.
Tutto è nato da un’indagine della Guardia di Finanza relativa a un’organizzazione, capeggiata dal boss, che riciclava denaro sporco per conto della ‘ndrangheta. In seguito a un blitz nella casa del malavitoso, sono venute alla luce ben 104 opere d’arte esposte con evidente ostentazione. Gli stessi agenti hanno affermato di essere rimasti sconvolti dall’elevato numero di quadri rinvenuti. L’impressione era quella, secondo uno di loro, di trovarsi in un vero e proprio museo d’arte contemporanea. Non a caso, a pochi passi dal feudo del boss, si trova il Palazzo della Cultura di Reggio Calabria che, ad oggi, ospita tutte le opere d’arte confiscate alla mafia e permette a tutti i visitatori di fare un viaggio nella storia dell’arte del ‘900. Anna Maria Franco, direttrice del museo, ha manifestato l’orgoglio di rivestire questo ruolo che la mette in contatto con molti giovani quasi sempre interessati non solo a conoscere la storia delle opere ma anche la loro provenienza e la storia di legalità che le ha ricondotte alla loro giusta collocazione. Non si tratta di una semplice galleria d’arte, bensì di una vera dimostrazione di quanto la mafia sia in grado di toglierci e al contrario, di quanto la cultura della legalità possa sempre restituirci.