Il Liceo Scientifico N. Sensale è stato tra i primi licei a dare ai propri alunni la possibilità di studiare da casa, avendo adottato la DaD(didattica a distanza) già nel mese di marzo, pochissimi giorni dopo il primo dei molteplici DPCM -che da lì in poi ci sarebbero stati- dove veniva annunciato un imminente lockdown. Della DaD -che ormai fa parte della vita di ogni studente nel mondo- se ne parla ormai da circa un anno e, nonostante ci sia stato un rientro parziale a scuola in “presenza” ci sia stato, questo è durato davvero poco, soprattutto in Campania dove il Presidente della regione, Vincenzo De Luca, dichiarò la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado, già il 15 ottobre, chiusura che sarebbe dovuta durare però fino al 30 ottobre, ma che (successivamente seguita dalla chiusura totale di ogni scuola italiana) è ancora in corso. Gli studenti in Italia sono all’incirca otto milioni e circa mille di questi si trovano nel nostro liceo, che, come ogni anno, vede andare via tanti alunni diplomati che fanno posto ai nuovi arrivati. È proprio a questi ultimi che noi ragazzi del gruppo Biblioteca Sensale abbiamo deciso di intervistare, interessandoci alla personale esperienza di quanti fra i ragazzi del primo anno hanno deciso di rispondere ad alcune domande, raccontandoci delle loro aspettative sul ritorno a scuola e del loro rapporto con la DaD
Ciò che ne è risultato è un quadro generale complesso, che evidenzia l’unanime desiderio di tornare a scuola, conoscere nuovi compagni e iniziare insieme un nuovo percorso; tali desideri e aspettative sono, però, stati infranti da un rientro a scuola regolato da un canone di condotta rigido, che prevedeva l’utilizzo della mascherina e il distanziamento tra i banchi, il quale non solo sottraeva agli alunni la possibilità di vedersi in volto, ma toglieva loro anche il piacere di una semplice “chiacchierata” col compagno di banco, ormai inesistente. Con la DaD, le note positive sono ben poche o addirittura nulle. Attenendosi, infatti alle risposte date dai ragazzi intervistati, i loro voti sembrano essere ottimi (forse l’unica nota positiva pro DaD), ma, d’altro canto la concentrazione che si mantiene durante la video-lezione è diminuita drasticamente, a causa delle molteplici distrazioni che si possono verificare in casa propria. I docenti, con i quali questi ragazzi non hanno avuto la possibilità di creare un rapporto vero e proprio, sono stati definiti “una specie di macchina che svolge il proprio lavoro senza potersi interessare realmente alle problematiche dei vari alunni”. Bisogna però spezzare una lancia a loro favore, in quanto anche i professori non hanno la reale possibilità di conoscere i loro alunni. Per molti la DaD rappresenta un punto buio della propria vita scolastica, ma, malgrado la consapevolezza che probabilmente prima di tornare a “vivere normalmente” dovrà passare ancora molto tempo, la speranza di poter tornare alla normale routine quotidiana e di poter far ritorno a scuola senza regole rigide, in modo da poter legare davvero con compagni e docenti, rimane viva.
Federico Amendola IV C
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