di MARCELLA BOLOGNINO – Negli ultimi anni abbiamo assistito ad una rapida evoluzione della tecnologia e ad un significativo indebolimento della diffusione culturale. Ma cos’è esattamente la cultura? E’ un “concetto” la cui vera importanza si è persa nel tempo. Il dizionario la definisce: “insieme delle cognizioni intellettuali”, ma possiamo interpretarla come la consapevolezza che ognuno di noi deve possedere di quel che l’uomo è, di quel che è stato e di quel che potrebbe diventare. L’unico modo per impossessarsi di questo patrimonio è imparare, e non solo usando Wikipedia, con la quale accumuliamo conoscenze su conoscenze non sempre in modo consapevole, ma anche dedicando più tempo alla lettura sia di testi di approfondimento tematico sia testi di più diversi generi letterari. Nel 2016 i dati Istat hanno rilevato una diminuzione dell’1,5% dei lettori e circa 33 milioni di persone con più di sei anni che non hanno letto un libro in un anno, nonché il 57,6% della popolazione e solo il 5,7% ha letto almeno un libro al mese, i cosiddetti “lettori forti”. Comunemente si ritiene responsabile di questo avvelenamento culturale l’eccessivo uso della tecnologia che intossica le nostre vite. Circa il 9,1% delle famiglie in Italia non ha alcun libro in casa, invece il 64,4% ne possiede al massimo 100. Questo è un dato importante perché sta a significare che il problema non riguarda solo le nuove generazioni cresciute in compagnia della tecnologia, ma coinvolge molta gente ormai adulta che non trasmette ai propri figli il piacere della lettura contribuendo così a peggiorare la situazione ulteriormente. C’è chi d’altra parte sostiene che gli italiani stiano riscoprendo la cultura grazie ad una maggiore affluenza nei musei (circa 1 milione e 700 mila visitatori in più rileva l’Istat) ma senza una solida conoscenza delle opere e della storia, cosa mai sarà rimasto a tutti questi visitatori oltre ad un telefono pieno di foto?