Voglio raccontarvi una storia che è anche un appello a tutte le persone con pregiudizi, quelle persone che non vedono un film perché non gli piacciono gli attori, che non leggono un libro perché non gli piace la copertina senza nemmeno leggere la trama perché quella trama può essere l’inizio di una storia mai letta, una storia che ha tanto da raccontare, da trasmettere e da insegnare; quindi, vi esorto a aprire quel libro a leggerlo con il cuore e la mente aperta e così fate anche con la mia storia.
Mi presento, sono Ciara, sono una bambina nata il 16 agosto 2014 a Monrovia in Liberia. Mia madre purtroppo è morta quando ero ancora piccola, quindi non ho molti ricordi di lei. Qualche mese dopo la sua dipartita mio padre decise di portarmi in Italia dai miei zii perché aveva trovato un lavoro che finalmente ci permetteva di mangiare.
Il giorno che aspettavo da una vita era finalmente arrivato, avrei visto com’è fatta una scuola con pareti vere! Non solo con una tettoia per coprirsi dalla pioggia.
Per ora l’unica amica che ho è mia cugina, ma sono sicura che presto ne avrò molte altre con cui poter parlare e giocare.
Alla ricreazione mi guardano e ridono, forse stanno pensando a quanto le avrei fatte divertire, chi lo sa.
Durante l’ora di matematica una di loro mi inviò un bigliettino con sopra scritto “ la tua pelle mi fa venire il mal di stomaco “ e poi un altro con scritto “ torna da dove sei venuta immigrata “ e poi un altro ancora “ sei tanto povera che non puoi nemmeno comprarti un paio di scarpe “.
Gli insulti non finivano a tal punto che mio padre stava per firmare la mia iscrizione in una nuova scuola, fino a quando un giorno sempre durante la ricreazione un ragazzino mi aiutò ad alzarmi dopo che mi avevano spintonato a terra.
Lui si chiama Antonio, ha gli occhi marroni a mandorla e i capelli di un nero molto scuro; capii subito che era anche lui straniero per la precisione cinese. Iniziammo a parlare e il giorno dopo mi presentò ai suoi amici come “una sua amica”; da allora siamo sempre stati insieme anche alle medie, alle superiori e così via.
Mio padre Ciara fu subito fortunato, trovò un lavoro con un’ottima paga che gli permise di mandarmi all’università e un capo e dei colleghi che diventarono suoi amici perché essendo persone con la mente aperta non si creavano nessun problema a causa del colore della pelle.
Questa storia l’ho inventata, ma ci fa capire il vero significato di integrazione; infatti, se Ciara non avesse incontrato Antonio e un gruppo di amici che la difendesse sempre, a cui stava simpatica e che l’avesse integrata, forse nella storia si troverebbe in una nuova scuola in cui non avrebbe nessun amico per colpa dei pregiudizi.
di S.C. 2A