di Mazzuccato Leonardo Classe 1^ B . – Per caso sapete il vero significato di ‘volersi bene’? Lo sapete bene oppure sottovalutate le persone dicendo di volerle bene e dopo non le trattate con cura? Ora più che mai, poiché abbiamo trascorso un periodo ‘tutti a casa’ e ‘a stretto contatto con le persone care’ e con ‘noi stessi’, ci siamo tutti resi conto di cosa può veramente significare ‘il volersi bene’.
Per iniziare desidero partire da cosa viene indicato in filosofia con il termine “bene”; naturalmente con esso viene definito ‘il concetto di bene’ il quale si identificava ‘il compiere buone azioni’ e cioè generalmente compiere tutto ciò che gli individui sentivano come ‘il fare del bene’ per appunto rispettare il desiderio ultimo di realizzare concretamente azioni che rispondessero a quelle regole morali che ognuno imponeva a se stesso. Tutto questo rientrava nell’aspetto “etico” del concetto di bene della cultura greca antica; ma c’è da dire che nella storia della filosofia fu dato anche un significato “ontologico” con Platone e i suoi successori ed epigoni, i quali stabilivano un’equiparazione tra buono, bello e vero, sintetizzandola nella parola Kalokagathia, che indicava l’ideale di perfezione fisica e morale dell’uomo alla quale gli individui si dovevano attenere per comportarsi in modo onesto e nobile.
Una nuova concezione del termine venne assunta dal Cristianesimo poiché il Dio cristiano, oltre che onnipotente e onnisciente, rappresentava l’essenza della bontà, della bellezza e della verità.
Successivamente si è passati a codificare le azioni nel rispetto dei comportamenti derivanti dalle morali autonome che venivano portate dall’esterno dalle persone come ‘delle leggi’ da osservare per rappresentare ‘il fare del bene’. Fondamentalmente il concetto di “bene” venne configurato come opposto a quello di “male” che assunse nella filosofia occidentale un significato sia etico che ontologico. Nel pensiero orientale il “male” aveva anche un valore gnoseologico perché corrisponde alla ignoranza del divino e del vero. In generale la dottrina che si propone di stabilire criteri razionali per esprimere un giudizio di valore riguardo l’agire umano è l’etica e cioè la morale.
Fin qui la mia documentazione sull’origine del significato di volersi bene a livello filosofico.
A questo punto sorgono però delle domande. E’ ancora così? – Le persone conoscono veramente il significato di volersi bene? – Intanto cechiamo di dargli una giusta collocazione – Alcune persone vedono il ‘volersi bene’ come il significato di mettersi in gioco, di superare i propri limiti per andare incontro a quelli dell’altro, ma anche il chiedere scusa quando si commette un errore. – Altre persone accettano il ‘volersi bene’ e lo vivono come un fattore astratto ed importante della propria esistenza ma nel momento di metterlo in pratica lo attuano come un impegno da inserirlo nella altre cose da fare.
Il giusto significato del ‘Volersi bene’ è da riscontrare nel rivolgere i pensieri a noi stessi perché farci del bene è il dare al nostro copro e alla nostra mente uno stimolo di sicurezza che appaga le nostre emozioni e sensazioni. Se invece ci giudichiamo attraverso un duro auto-dialogo aggiungiamo agli altri presenti in noi un ulteriore segnale di pericolo che ci proviene dall’esterno e dagli altri. Per avere una risposta giusta e sicura dobbiamo rivolgerci ai meccanismi mentali che possano generare gli stimoli per i comportamenti da effettuare tra noi e le altre persone e questi nient’altro sono i nostri pensieri cioè la voce interiore con cui parliamo a noi stessi che oltre a farci stare bene psicologicamente influenzano positivamente anche il benessere del corpo. – ‘Volersi bene’ quindi è dosare il benessere emotivo non soltanto verso se stessi ma anche nelle relazioni con gli altri.
Il mio articolo si chiude così, spero che vi sia piaciuto.