Di Maria Vittoria Franzese- Emozioni e soddisfazioni all’Istituto Comprensivo “Ammendola- De Amicis” per la vittoria al Concorso “ ORA BASTA”, bandito dalla Commissione Legalità e Orientamento dell’I.S.I.S. “Einaudi-Giordano”, patrocinato dal Comune di San Giuseppe Vesuviano. Il Concorso, destinato agli alunni di Scuola Secondaria di I e II grado, aveva come obiettivo la stesura di una lettera ad una vittima di femminicidio. Un concorso di scrittura, una lettera a una giovane vita spezzata che non smette di farci riflettere. Giulia Tramontano è una di quelle storie che ti entrano dentro, che non puoi ignorare. Non è solo cronaca, non è solo un nome su un giornale: è qualcosa che riguarda tutti, che ci tocca da vicino, perché racconta una tragedia che avrebbe potuto colpire chiunque. Quando la nostra scuola ha deciso di partecipare al concorso, dedicato a Lei, molti alunni hanno sentito il bisogno di fare qualcosa, di mettere per iscritto i pensieri che spesso restano soffocati, di dare voce al dolore e alla memoria di Giulia. Scrivere una lettera a lei dedicata, significava ricordarla, far sì che il suo nome non fosse dimenticato, e allo stesso tempo lanciare un messaggio chiaro: “ Storie come quelle di Giulia non devono più accadere”. Tra le tante lettere inviate da numerosi studenti, quella dell’alunna Vittoria Pirrone, ha colpito nel segno, aggiudicandosi la vittoria. E’ stata una vittoria che ha emozionato tutti noi, perché in quelle parole c’era qualcosa di speciale: c’era la sua voce, ma anche la nostra. C’era il nostro dolore, il nostro desiderio di giustizia, e la nostra speranza per un futuro diverso.
In un mondo in cui troppo spesso si sentono storie di donne strappate alla vita, questa lettera è diventata un simbolo. Un simbolo di memoria, di forza, e soprattutto di un impegno che non possiamo più ignorare: fare tutto il possibile perché non ci sia più “UNA DI MENO”…
– Cara Giulia,
in questa lettera, avrei voluto dirti che le cose sono cambiate, che giustizia finalmente è stata fatta, che il tuo caso ha sensibilizzato tutta l’umanità, ne ha toccato le coscienze per evitare episodi come il tuo. Avrei voluto dirti che sei stata l’ultima vittima!
Invece, proprio qualche giorno fa, l’ennesimo caso di femminicidio: Aurora, una ragazza della mia età, colpevole soltanto di aver detto “BASTA”. Un altro omicidio “d’amore”, come lo definiscono i media. Non capisco come una parola così bella possa essere associata a casi simili. Forse è proprio qui l’errore! L’amore non è violenza, non è distruzione. L’amore è protezione, felicità, è mio padre che la mattina mi dà il bacio del buongiorno e la sera della buonanotte, è mia mamma sempre presente, è l’amore della famiglia, sono i miei insegnanti che ogni giorno ci trasmettono il loro sapere per renderci persone migliori, è suggerire ad un compagno pur sapendo che la prof. rimprovererà entrambi. L’amore è provare il batticuore quando vedi il ragazzo che ti piace, è sognare di costruire una vita insieme, è condividere la quotidianità con i suoi momenti belli e brutti. Ebbene sì, l’amore è soprattutto sostenersi nelle difficoltà.
L’amore è anche saper accettare che talvolta può finire, che le cose possono cambiare e che bisogna affrontare i problemi con responsabilità. Questo non è stato capace di fare Alessandro, si è innamorato di un’altra donna ed ha pensato di liberarsi di Voi come foste un giocattolo non più di suo gradimento. Il tuo ASSASSINO, ha ucciso te e il tuo piccolo, convinto che avrebbe eliminato ogni traccia della sua doppia vita. Voi rappresentavate un ostacolo alla sua felicità! Chissà se ti ha uccisa perché l’avevi scoperto, o perché non sopportava l’idea che anche tu potessi rifarti una vita e creargli problemi. Chissà se non sopportava l’idea che tu ce l’avresti fatta anche da sola! Forse era quello il suo problema, e ha pensato di sacrificare te per soddisfare il suo egoismo. In un Paese dove ancora si considera amore quello di un uomo che uccide la fidanzata o la moglie, non possiamo parlare di parità e di progresso. La storia sembra non averci insegnato molto, nonostante le lotte e i sacrifici di tante donne che si sono susseguite nel tempo. Ormai le donne hanno raggiunto obiettivi importanti, occupano posti di potere, ma ancora troppo spesso bisogna dimostrare il doppio delle conoscenze e delle competenze, bisogna ancora sgomitare per raggiungere gli stessi traguardi degli uomini. Viviamo ancora nel Paese dove il medico, l’avvocato, l’ingegnere, se donne, vengono scambiate per la segretaria, o la signorina di turno. Viviamo ancora nel Paese dove se il carnefice dimostra di avere problemi fisici o psicologici, si merita la metà della pena. Ascoltando la tua storia il primo pensiero è caduto sul vostro bambino…Chissà quanti progetti avevi per lui! Avevi già cominciato il conto alla rovescia perché non vedevi l’ora di stringerlo tra le braccia?
Come può un padre uccidere il proprio sangue? Come vivrà sapendo che lassù c’è suo figlio, al quale è stato negato il diritto alla vita proprio da lui? Ma penso anche alla tua famiglia… Come possono vivere sapendo che la loro figlia non c’è più e che non può più vivere la gioia di stringere tra le sue braccia il suo bambino, per colpa di un folle? E ancora penso alla famiglia del vostro Killer… Come può vivere sapendo che il loro figlio è dietro alle sbarre per un crimine atroce? Magari passano le loro giornate tra un avvocato e l’altro per cercare di aiutarlo, perché un figlio è sempre un figlio. Chissà se si fermano a pensare che per il loro nipotino giocare, studiare, divertirsi, sono termini che non potrà mai conoscere e vivere? Sono tante, troppe le domande che mi vengono in mente riguardando le tue immagini in TV, il tuo splendido sorriso, il tuo pancione, ma non riesco a trovare risposta. C’è ancora tanto da fare e c’è bisogno del coinvolgimento di tutti. Spero un giorno di poterti scrivere che la vostra morte non è stata vana, e che finalmente qualcosa è cambiato. Mi piace pensare che tu e il tuo bimbo abbiate trovato un posto migliore e persone migliori!
Ciao Giulia.
Vittoria Pirrone