Abbiamo posto loro delle domande sulla colorazione e sull’illustrazione del volume, e ci hanno risposto chiaramente e volentieri. Ci hanno spiegato come è nata l’idea e ci hanno fatto vedere un video sulla sua realizzazione, che è durata circa 10 mesi.
I due vivono a Milano e lavorano per il Corriere della Sera. Collaborano da circa 30 anni e sono anche marito e moglie. Colpiti dalla storia di Levi, volevano farla conoscere attraverso il loro linguaggio, quello del fumetto, immaginando i personaggi e le ambientazioni, appassionando e incuriosendo così i lettori. Per farlo, hanno preso spunto dai libri dello stesso Levi, che raccontano la sua prigionia e il ritorno a casa.
In particolare, Giovanna Carbone ci ha raccontato di aver avuto un’insegnante anch’ella deportata nei campi di concentramento e a scuola faceva vedere il marchio che portava stampato addosso, proprio come Primo Levi ha fatto per non far dimenticare alle persone le ingiustizie e le violenze che hanno subìto gli ebrei nei campi di sterminio.
È stato molto bello incontrare gli autori (quasi) dal vivo e porre loro delle precise domande. Per noi è stato interessante leggere e conoscere questa storia. Eravamo molto soddisfatti e tuttora lo siamo.
Franco Portinari e Giovanna Carbone vogliono trasmettere il messaggio di Primo Levi a tutti, ma soprattutto ai giovani di oggi.