di BEATRICE CALÌ – Il comunismo, un’epoca che tutti vorremmo cancellare tra le pagine dei nostri libri. Purtroppo, però, è ben difficile da tralasciare. La storia del comunismo è un susseguirsi di episodi che all’inizio sono nati da un principio moralmente corretto, perchè voleva mettere tutti sullo stesso livello. Per raggiungere questo obiettivo, il nuovo sistema economico aboliva la proprietà privata e permetteva allo Stato di poter controllare i mezzi di produzione.
In seguito, però, il comunismo degenerò in una vera e propria dittatura, dove in realtà chi apparteneva all’unico Partito socialista esistente viveva nello sfarzo. Chi, invece, lavorava duramente non veniva gratificato e stipendiato come doveva, perchè all’interno del sistema i salari erano molto bassi e uguali per tutta la popolazione. Inoltre, non era solo vietata la proprietà privata, ma anche la libertà di stampa, di pensiero o di emigrazione in paesi rimasti capitalisti. Era lo Stato che, possedendo le fabbriche e le industrie, distribuiva i beni di prima necessità alla popolazione, eliminando anche la libertà di poter scegliere i propri capi o gli arredi della propria abitazione.
Nonostante si sia trattato di una dittatura, molte persone hanno riscontrato anche dei lati positivi, che dopo la caduta del comunismo, dalla transizione dell’economia socialista a quella capitalista, non sono stati del tutto duraturi. Il lavoro assicurato oppure la sanità e l’istruzione gratuite sono un esempio delle molteplici difficoltà che sorsero dagli anni ’90 in poi. Ovviamente ci furono anche molti lati positivi dalla caduta del regime socialista, tra cui la libertà di emigrare in altri Stati europei capitalisti o la libertà di esprimere il proprio parere attraverso manifestazioni o tramite la stampa.
Ad oggi, a quasi trent’anni dalla caduta del comunismo, è importante ripercorrere la verità di quest’episodio, che purtroppo fa parte della nostra storia e che quindi siamo costretti ad accettare.