Il Paraguay, territorio Guaraní, è una terra ricca di cultura, storia e tradizioni. La sua identità culturale è fortemente radicata nelle antiche mitologie indigene che, mescolandosi con le credenze portate dai colonizzatori spagnoli e i successivi elementi di sincretismo religioso, hanno generato un corpus di narrazioni tuttora vive nell’immaginario collettivo. Nonostante non esista la presenza di documenti scritti, la tradizione orale sviluppatasi in Paraguay nel corso del tempo ha permesso che questi racconti arrivassero fino ai giorni nostri grazie alle generazioni passate. Questo spiega il perché le narrazioni dei diversi dei, come i miti e le leggende ad essi correlati possono variare da un luogo all’altro. Le differenze regionali possono essere così estreme da riconfigurare completamente il ruolo svolto da una specifica creatura nel sistema di credenze guaranì. Queste narrazioni, che accompagnano le popolazioni urbane da decenni, hanno grande influenza sullo stesso modo di vivere del singolo cittadino o, per lo meno il più sensibile, in quanto costantemente allarmato per la sua stessa vita. Ciò accade con frequenza nelle zone rurali dove, spesso, contadini e allevatori sostengono di esser entrati in contatto con creature particolari. Il rispetto, si dice, sia la chiave fondamentale per non riscontrare alcun tipo di preoccupazione anche se si vive con l’incertezza di ciò a cui si potrebbe andare incontro; “porta rispetto e nulla ti accadrà” una comune frase con grande valenza, ripetuta assiduamente a tutti coloro che non posseggono alcuna conoscenza della cultura locale. Il timore intrinseco nella vita rurale paraguayana proviene da una importante leggenda che dà forma a tutto l’immaginario collettivo. Le stirpi guaranì parlavano di una graziosa e incantevole fanciulla, Kerana la “personificazione amica della tribù” che, nel suo candore, fu rapita dal fascino di un demone tramutatosi in umano. Quest’ultimo, chiamato Taù nutriva un gran desiderio di potere con cui, nel tempo, logorò nel profondo la fanciulla, mediante la scoperta delle sue più profonde debolezze. Una volta strappata la sua purezza, ed esser stata condannata dallo stesso bene universale, la ragazza fu costretta a dar vita a sette creature che, tutt’oggi, sono conosciute come le sette leggende del Paraguay. Queste rappresentano quelli che sono i sette dolori che segnano la civiltà umana: paura, dolore, pianto, fame, sete, malattia e morte, ma nel dare forma a tali sofferenze si differenziano nel modo di essere e nel modo di agire. Per 7 anni, ogni 7 mesi, il male prese sempre più il sopravvento e fu associato ai nomi di Teju Jagua il “cane lucertola”, Mbói Tu’i la “vipera-pappagallo”, Moñai il serpente che domina i campi aperti, Jasy Jateré il “piccolo ragazzo” dai capelli biondi, gli occhi azzurri che porta con sé un bastone con i cui suoni disorienta i bambini per poi rapirli. Infine, Kurupí che rapisce e violenta le fanciulle, Ao Ao che devasta il bestiame e i loro padroni e Luisón, una maledizione che affligge il settimo figlio di sesso maschile che, con la luna piena, si trasforma in un feroce lupo dal quale, purtroppo, è difficile salvarsi. Le creature, secondo la mitologia, si aggirano nelle cosiddette “ombre della notte”, peculiarità che ha ispirato la creazione di una serie tv volta ad approfondire e raccontare le storie di tutti coloro che nel tempo sono entrate in loro contatto. I racconti continuano a diffondersi e moltiplicarsi di giorno in giorno facendo così generare sempre più domande per le quali, purtroppo, non si ha una risposta ma solo tanti dubbi. Si posseggono solo terrorizzanti testimonianze riguardanti persone che hanno perso la vita, sono scomparse, o hanno visto il loro bestiame mutilato, ma anche tante altre che hanno assistito ad eventi inspiegabili che hanno segnato nel profondo la loro vita. Questa è l’enigmatica vita in Paraguay, affascinante, ma avvolta da un alone di mistero.