Di Lorenzo Mancini- IV D
Dante ha davvero molto in comune con il rap e con la cultura hip hop. Al Dantedì hanno partecipato alcuni rapper Tedua, Murubutu e Clementino. Clementino, in collegamento con l’istituto italiano di cultura di San Pietroburgo, ha interpretato alcuni dei versi più noti di Dante, accompagnato dalle musiche del maestro Maurizio Filardo.
Il rapper campano ha dichiarato:”Quando mi hanno chiesto come adattare la poetica di Dante al rap, ho risposto semplicemente che non c’è nulla da sistemare, perché Dante ha già messo tutto in rima. La connessione tra la sua poetica e il rap è appunto la rima.”
Già nel 2014 nell’album Museica, il rapper Michele Salvemini (in arte Caparezza), con la canzone “Argenti vive”, prendendo le parti dell’anima dannata, riscrive l’episodio dell’incontro di Filippo Argenti con Dante nel Canto VIII dell’Inferno.
Il rapper raccoglie canzoni ispirate ad opere d’arte: si tratta di un procedimento noto come ékfrasis.
In particolare per il pezzo Argenti Vive, l’ispirazione è stata fornita dall’illustrazione di Gustave Dorè per l’ottavo canto dell’Inferno. Il testo di Caparezza appare come una moderna riscrittura del canto dantesco. Infatti la canzone si apre con un recitativo, così come la conclusione “Lo lasciammo là, nella palude, e non racconto altro“.
Ovviamente per rendere più comprensibile il lessico dantesco, il rapper ha cambiato le parole utilizzate da Dante con dei sinonimi: ad esempio “corravam la morta gora” diventa “solcavamo l’immobile palude”, “vago” diventa “desideroso”, “attuffare” diventa “immergere”. Nella seconda parte della canzone l’Argenti si rivolge a Dante non più con quelle parole che Alighieri stesso gli fece pronunciare nella Commedia: Filippo Argenti è la personificazione dell’arroganza e della prepotenza e il suo bersaglio polemico è Dante Alighieri, che rappresenta l’intellettuale, il poeta, e che, come tale, viene sbeffeggiato. Argenti si presenta come “il vicino di casa che nella Commedia ponesti tra questi violenti”. Molte sono le figure retoriche utilizzate da Caparezza, soprattutto di suono, che caratterizzano peraltro il genere Rap: Possiamo notare la paronomasia (“Cos’è vuoi provocarmi, sommo? /Puoi solo provocarmi sonno!/ Alighieri, vedi, tremi, mi temi come gli eritemi”), la consonanza (“Così impari a rimare male di me, / io non ti maledirei, ti farei male”), l’omoteleuto (“è inutile che decanti l’amante, Dante”). Nell’ultima frase della strofa (“Il mondo non è dei poeti, il mondo è di noi prepotenti! / Vai rimando alla genti che mi getti nel fango, / ma io rimango l’Argenti! “) si notano anafora e parallelismo, rima alternata e rima al mezzo, consonanze e allitterazioni.
Il ritornello invece è una strofa di quattro versi che viene ripetuta due volte. Questi si concludono con l’esclamazione (A Filippo Argenti!).
Attraverso il personaggio di Filippo Argenti, Caparezza ci mostra come la poesia e la retorica siano impotenti di fronte alla prepotenza.
Il lavoro compiuto da Caparezza è stato quello di ispirarsi a due personaggi del poema più importante della letteratura italiana, per operare una riflessione sulla contrapposizione tra arroganza e intelletto nella contemporaneità. Con Argenti Vive ( https://www.youtube.com/watch?v=0TX_FP7QNEk) Caparezza ci ha dimostrato ancora una volta come anche nella nostra società, ben diversa da quella del ‘300, la Divina Commedia non sia affatto “passata di moda” e sia anche una miniera di possibili percorsi e, anzi, si riveli essere ancora utile e attuale per comprendere i comportamenti e le emozioni umane che certamente sono vere oggi come allora.