di Sofia De Polignol, Classe 1^A. – Care lettrici e cari lettori, oggi 24 novembre 2021 siamo in laboratorio informatico per il turno della nostra Classe a scrivere gli articoli del Giornalino Scolastico. Mi rendo conto che ormai manca soltanto un mese al Natale e così decido di scrivere il mio primo articolo dedicandolo a questa festività cristiana nella quale viene celebra la nascita di Gesù nella notte tra il 24 e il 25 dicembre. Le sue origini non sono certe ma sono spiegate con varie ipotesi. In generale diversi studiosi hanno tentato di fare una ricostruzione plausibile sulla nascita di Cristo. Il termine Natale deriva dal latino natalis. A questo evento cristiano si deve aggiungere quello è che tempo è diventato anche in Italia un’usanza e cioè preparare l’albero di Natale, che ha origini germaniche e si diffuse ben presto in Europa a partire dall’inizio del 20° Secolo. Insieme all’albero di Natale le famiglie italiane si adoperano anche a preparare il Presepe. Il primo presepe nella storia fu allestito da San Francesco nel 1223, tuttavia scene delle natività si riscontavano già a Napoli nel 1025. Con l’albero di Natale tutti i bambini in Italia sanno che il 24 dicembre arriveranno dei doni anche se non è solo l’unico giorno in cui li riceveranno. Anche nel giorno di Santa Lucia che si festeggia il 13 dicembre arrivano dei doni. Secondo la tradizione italiana, appunto Santa Lucia, che si presenta con il suo asinello e i bambini devono lasciare una tazza di tè per la Santa e un piatto di farina per l’asino. C’è anche una tradizione culinaria per ogni Regione che prevede per la cena della Vigilia di Natale la quale non deve contenere carne, infatti in alcune zone è diffusa la tradizione dei 7 piatti d pesce. Tipico dolce natalizio italiano è il panettone, un dolce con uvetta e canditi originario di Milano, altro dolce tipico è il pandoro, dolce originario di Verona che fu creato nel 1884 da Domenico Melegatti. Nella nostra Regione e cioè in Veneto il piatto tipico della Vigilia di Natale sono i ‘bigoli in salsa’ cioè con le sarde e si consuma anche la polenta, mentre nei paesi montani della Val Leogra, delle Prealpi Vicentine, si dice che si mangiava il gatto in umido, considerato alla alla stessa stregua del coniglio, ma a ciò personalmente non ci credo assolutamente!