Giorgia De Blasi – Mercoledì 6 novembre nella nostra scuola è stato organizzato un convegno dal titolo “C’era anche mio nonno”, sui fatti della Prima guerra mondiale. Noi ragazzi delle terze medie insieme a quelli delle classi quinte della scuola Primaria siamo andati in aula magna per prendere parte a questa manifestazione. L’esperto che ha tenuto la conferenza è un dentista, il dottor Guido Sodero, nato a Tricase, ma attualmente residente a Pavia, dove svolge l’attività di medico e si diletta di storia contemporanea, andando in giro a cercare reperti e fonti sulla Grande Guerra .
La sua storia comincia quando era piccolo vicino al monumento dei caduti del suo paese. Lo guardava con sempre più attenzione, fino a far nascere in lui la voglia di scoprire e conoscere molte cose sulla Prima guerra mondiale. Egli ha iniziato la discussione, dicendo che l’Italia, prima della Grande Guerra, aveva combattuto altre guerre, e nella guerra del ’15-‘18 si era presentata con gli stessi mezzi, antiquati e obsoleti: nessuno, ad esempio, aveva ancora pensato ad un elmetto di metallo per riparare la testa, infatti i soldati avevano copricapi di cuoio o in tessuto, molto pericolosi dal momento che dal cielo “piovevano pallottole di piombo”. Inoltre, i soldati italiani avevano un fucile a sei colpi con proiettili piccoli, mentre gli altri avevano solo cinque colpi con proiettili più grandi e spessi. I soldati dovevano conoscere bene le caratteristiche geografiche del territorio per scovare i punti migliori, per attaccare e per difendersi. Quando bisognava attaccare ci si disponeva in varie file. La prima si trovava a pochi metri dal nemico, la seconda era un po’ più indietro e così fino all’ultima che sparava da molto lontano con i cecchini. Questo era un modo per difendersi nel caso in cui le prime file non sarebbero riuscite a fermare il nemico. Quando viaggiavano dovevano anche trasportare le provviste e portavano con sè cani e cavalli.
Il dottor Sodero ha proseguito, poi, mostrandoci delle foto che i soldati scattavano per mandarle alle famiglie. Ci ha raccontato che nei suoi anni di studio delle guerre è andato proprio di persona a visitare quei posti e ha trovato delle cose molto interessanti: ad esempio delle palline di piombo ormai deformate, delle lapidi di soldati e tante altre cose. Ora non si possono visitare questi posti, perché essendo stati ritrovati molti oggetti risalenti alla Prima guerra mondiale, si è fatto divieto di libera circolazione, per evitare che possano essere rubati. Pertanto, si è limitata la visita ai soli studiosi e alle persone autorizzate, che si recano sui luoghi e, muniti di metal detector, rilevano eventuali oggetti e li catalogano e li consegnano ai musei, perché sono di proprietà dello Stato. Infine ci ha parlato di un italiano prigioniero dei russi. Facendo delle indagini è risalito al posto dove era stato sepolto e arrivando in quel cimitero, ha notato i nomi di tanti prigionieri italiani. All’inizio sepolti in tombe singole, poi non essendoci più spazio sono stati seppelliti in delle fosse comuni.
Personalmente, ho trovato l’incontro molto interessante, ho imparato cose che sui libri non ho mai letto e non credo troverò mai. Inoltre non avrei mai potuto credere che un uomo che ha studiato per diventare dentista, potesse interessarsi e conoscere così tante cose sulla guerra e potesse tenere noi ragazzi muti e silenziosi, in religioso silenzio ad ascoltare una insolita, ma appassionante lezione di storia!