a cura di Sanli Pesaran Seyed Bonakdar – classe II/D – scuola Secondaria di I grado –
E il sogno ad occhi aperti è iniziato… Credevo che fosse un sogno ad occhi aperti, invece era la
realtà. Favola e realtà spesso si scontrano, ma questa volta la realtà ha avuto la meglio. Il regno
fatato esiste, e se dovessi dire dove si trova indicherei proprio la Cascata delle Marmore. L’acqua
cadeva delicatamente, creando quell’atmosfera di quiete che tutti amiamo. Gli alberi, ombrelli delle
driadi, circondavano la cascata, bagnando così le loro imponenti chiome. Un fascio di bianco
colorava il cielo azzurro, il dolce cinguettio degli uccelli rimbombava anche negli angoli più remoti
e il sole, disco dorato immerso nel cielo, illuminava il piccolo paradiso. Dalle insenature a picco
sulla cascata, si intravedevano i paesaggi più meravigliosi. Qualche goccia d’acqua, ogni tanto,
perdeva la sua strada e mi bagnava il viso. Una brezzolina fresca scompigliava leggermente i miei
capelli, mentre un odore umido, che non saprei descrivere, riempiva l’aria. Ben presto un ponte mi
portò nella sponda davanti. Un campetto di fiori color miele circondava un laghetto pieno di carpe e
ninfee. Proseguendo la passeggiata e salendo un altro paio di gradini in legno, si presentava un altro
ponticello, questa volta più minuto e vecchio, dalla quale passava un getto talmente forte, da uscirne
fradici d’acqua. Dopo il ponticello era presente un’altura situata a una decina di metri dalla cascata
principale. Un groviglio di radici, rendevano il paesaggio ancora più misterioso e suggestivo,
creando una specie di piccola caverna. Le foglie dei cespugli strusciavano lungo le braccia ad ogni
movimento, dando ai più sensibili un lieve solletico. Una volta, tornati al punto di partenza,
abbiamo iniziato un altro tragitto. Esso è formato da centinaia di gradini, che rendevano la salita
molto faticosa e difficile. Inutile dirvi, che i paesaggi visti dall’alto erano meravigliosi, ma la fatica
che accompagnavano rendevano il tutto più appagante. Dopo un’oretta, o forse meno, arrivammo
alla cima e lì la cascata era mozzafiato. Dopo qualche minuto di riposo e tornati a qualche “piano”
più in basso, finalmente era arrivato il momento di fare il pieno dell’energie con un abbondante
pranzo. Dopo aver pranzato, siamo tornati all’ingresso. Ci restammo circa un’ora o forse di più. Ci
eravamo fermati in un piccolo bar che si affacciava sulla cascata. Un telone gigantesco ci copriva
mentre si faceva a spazio a divertenti chiacchiere e scherzi tra amici. E dopo una buona merenda, a
scelta tra granite, gelati, patatine, creme e dolci, ci incamminammo verso l’autobus. Per farla breve,
abbiamo cantato a tutta voce come pazzi canzoni divertenti e allegre. E’ ancora ignoto, come alla
fine della gita la maggior parte delle persone aveva ancora voce, ma quell’atmosfera di leggerezza era meravigliosa.