di LUIGI FALLACARA, FRANCESCA MERCURIO, ANNA PAOLA TAMBORRA – Caro Don Tonino,
non è semplice scrivere ad una persona di cui non ho conosciuto il calore della voce e la luminosità degli occhi, tuttavia ho sentito molte volte parlare di te dai miei familiari e anche dal mio parroco, don Ciccio, che ti ha conosciuto e amato tanto. Proprio da lui, in un’omelia, ho sentito per la prima volta la preghiera “Un’ala di riserva” che mi ha colpito molto, per il modo con cui tu chiedi a Dio la forza di trasformare debolezze e miserie dei più sfortunati in opportunità di miglioramento e riscatto. Se avessi avuto la possibilità di parlare con te, ci saremmo trovati in sintonia nell’affermare che gli uomini sono il risultato del dolore che hanno prodotto, non di quello che hanno subito. Gli uomini dicono che subiscono solo quando non vogliono farsi carico del peso della loro coscienza: “Ho subito un torto”, “Ho subito le conseguenze”, “Ho subito…”; tutti dicono di aver subito qualcosa per non far trasparire le crepe dell’anima, facendosi scudo di mille attenuanti. Tu stesso hai ripetuto ai ragazzi di volersi bene e che “la vera tragedia non è non essere amati, ma il non amare” e credo che tu abbia ragione, perché solo se si vuole il bene, si può essere in grado di amare, di fare della felicità dell’altro la propria felicità. Ecco, questa società avrebbe bisogno di amare, non di amore, di agire insomma per amore, proprio come hai fatto tu che hai deciso di amare il mondo e di accogliere ogni uomo con la tenerezza della mano calda di una madre e con la tenacia rassicurante del braccio di un padre. Ho letto in un libro che ti ha dedicato il tuo amico Renato, che durante l’inaugurazione della “C.A.S.A.” per i tossicodipendenti, definita anche “Casa provvidenza” per la generosità dei tanti che, in modo inatteso, mossi da un disegno divino, contribuirono alla sua realizzazione, ricordasti ai presenti che “siamo tutti un po’ drogati. E abbiamo bisogno di disintossicarci”. Avevi ragione! Anche oggi, noi giovani dovremmo disintossicarci dalle tante dipendenze che la società produce e dovremmo disintossicarci non solo dalle droghe che danneggiano irrimediabilmente il corpo, ma da tante forme di dipendenza che avvelenano il nostro cuore. Sai, leggendo i tuoi scritti non mi sembra di notare sovrastrutture del pensiero, piuttosto “ristrutturazioni”, sì perché le tue parole non “scavano l’anima”, ma la ricostruiscono! È sorprendente la forza che trasmetti con il tuo linguaggio e, allo stesso tempo, la grazia che impregna quelle lettere colme d’amore che hai continuato a vergare fino alla fine…Con i tuoi insegnamenti hai fatto cambiare traiettoria ai miei sentimenti e ti dico grazie, perché ora che ti ho conosciuto, sei diventato per me un maestro di vita, anzi di vitalità! Un abbraccio!