// CAMBRIDGE ANALYTICA E FACEBOOK: COSA È SUCCESSO? di Andrea Copellino  1F  Informatica

 CAMBRIDGE ANALYTICA E FACEBOOK: COSA È SUCCESSO? di Andrea Copellino  1F  Informatica

di | 2018-04-07T12:05:16+02:00 7-4-2018 12:05|Alboscuole|0 Commenti
    In queste settimane, è saltato fuori uno scandalo riguardante un’azienda per il marketing online, tale Cambridge Analytica. Quest’azienda si occupa di ottenere e rivendere dati degli utenti, come i like che mettono sui post o a pagine sui social network (in questo caso Facebook) dove lasciano i commenti, i luoghi dove vivono e da dove condividono i contenuti ecc…, tutta questa mole di dati viene elaborata da algoritmi per profilare ogni singolo utente e tracciarne una descrizione dettagliata di abitudini e preferenze. In realtà queste informazioni che gli stessi social network forniscono a queste aziende, tendenzialmente dovrebbero essere non riconducibili a delle singole persone, ma dovrebbero riferirsi a gruppi più ampi (ad esempio persone che vivono in una determinata città condividono un’ opinione o qualcosa di simile su un argomento a loro comune), però appunto algoritmi come quelli di Cambridge Analytica riescono comunque a risalire a queste persone specifiche e tracciare un profilo comportamentale e psicologico su queste ultime. Cambridge Analytica dice di essere stata in grado di creare un sistema di quello che viene chiamato “Microtargeting comportamentale”, di conseguenza poter inviare pubblicità altamente mirata per ogni persona di cui posseggono dati con la differenza nel loro caso di riuscire non solo a far leva sui gusti delle persone, ma anche sulle loro paure. Un esempio sarebbe mandare ad una persona che si occupa di uno specifico lavoro degli articoli, (potenzialmente anche falsi) dove si dice che una determinata forza politica reputa quel tipo di lavoro meno importante. La persona che lavora da anni a questo algoritmo per perfezionarlo sempre di più, è Michal Kosinski, il quale sostiene siano sufficienti informazioni su 70 “Mi piace” messi su Facebook per sapere più cose sulla personalità di un soggetto rispetto ai suoi amici, 150 per saperne di più dei genitori del soggetto e 300 per superare le conoscenze del suo partner, addirittura con numeri maggiori si potrebbe conoscere la personalità del soggetto meglio del soggetto stesso. Non a caso questo algoritmo pare sia stato utilizzato per influenzare l’opinione pubblica sulle elezioni americane per esempio. In tutto questo, cosa c’entra Facebook? Nel 2014 un altro ricercatore dell’università di Cambridge, Aleksandr Kogan, realizzò un’applicazione che si chiamava “thisisyourdigitallife”, che prometteva di elaborare un profilo psicologico sull’utilizzatore usando solo come dati le attività svolte da lui online. Per farlo sfruttava una funzione di Facebook ovvero Facebook Login, cioè il servizio che si può usare per iscriversi ad un sito senza usare una email, ma con l’account Facebook, il tutto ovviamente permettendo a Facebook di fornire dei dati del profilo all’applicazione (il tutto in maniera trasparente però). Gli utenti registrati erano stati nei primi 3 anni ben 270 mila, che sono solo una minuscola parte delle persone di cui il proprietario dell’app aveva informazioni varie, infatti oltre alle informazioni degli iscritti, Facebook consentiva di ricavarne anche dagli amici di questi ultimi, arrivando in totale all’aver profilato circa 50 milioni di utenti. E fin qui, tutto è regolare, perché in realtà l’utente accetta queste condizioni quando si iscrive al social network e una seconda volta quando accetta che anche l’app prelevi suoi dati, il problema è nato quando la persona che possedeva questi dati, Kogan appunto, ha deciso di condividere questi dati con Cambridge analytica, cosa vietata dai termini d’uso di Facebook, dove la pena è la chiusura del proprio account, il problema è che questa sospensione è arrivata molto più tardi del previsto. A quanto pare, Facebook era al corrente del problema già da un paio d’anni, e anche dopo l’autodenuncia dalla stessa Cambridge Analytica, (che a quanto pare avrebbe scoperto in seguito di aver ottenuto dei dati violando termini d’uso) e la seguente distruzione di questi dati da parte della stessa azienda, Facebook ha aspettato più tempo, sospendendo Cambridge Analytica solo venerdì 16 marzo 2018, e solo dopo aver appreso di essere stati scoperti dal New York Times e dal Guardian, annunciando di voler prendere provvedimenti riguardanti la sicurezza. Al momento non si sa il motivo di questo “far finta di niente” da parte della società di Mark Zuckerberg.