//BUON COMPLEANNO LEONARDO!

BUON COMPLEANNO LEONARDO!

di | 2019-04-15T10:18:18+02:00 15-4-2019 10:18|Alboscuole|0 Commenti
Intervista semiseria de… La Redazione Junior  classi V plesso “F.Morvillo” – Il 15 maggio di 567 anni fa, a Vinci, un paesino vicino Firenze, nasceva il “geniale” Leonardo, uno molto speciale perché fu il precursore di molte cose, un uomo di grande ingegno e talento del Rinascimento che si occupò di architettura, scultura, disegno, scrittura, musica, pittura, anatomia e di tutto ciò che solleticò la sua curiosità. Era il 1452 quando il ricco e importante notaio toscano Ser Antonio da Vinci annotò la nascita del nipote Leonardo, figlio illegittimo di suo figlio Ser Piero e di un’umile contadina di Anchiano, troppo umile per poter essere ammessa in una famiglia di tale rango. Trascorse la prima infanzia insieme al padre e alla sua nobile sposa la Albiera di Giovanni Amadori a Firenze. In famiglia si accorsero subito del precoce talento di Leonardo e suo padre lo affidò alle cure del Verrocchio, il più importante maestro fiorentino del tempo (fu maestro anche di Botticelli). Durante la sua vita, provò ad inventare e progettare alcune “macchine” che noi, oggi, usiamo con semplicità. Infatti egli immaginò e disegno una macchina capace di calcolare, progettò un trabiccolo a molla concepito non per il trasporto di persone ma come trucco scenico teatrale (certo è che nel Rinascimento il concetto di un veicolo che si muovesse autonomamente, anche se per brevi tratti, era assolutamente fantascientifico) e poi prototipi di elicottero, paracadute, carroarmato, robot, muta da immersione, paracadute … Chissà cosa penserebbe oggi dell’era in cui viviamo, degli aerei che trasportano persone da una città a un’altra, del telefonino che ci tiene collegati al lavoro, agli amici e ci connette con tutto ciò che vogliamo sapere, oppure cosa direbbe di come hanno continuato i suoi studi di anatomia. I libri sono pieni di informazioni e di ricostruzioni sul suo conto e la nostra curiosità ci ha spinto non solo a leggerli, ma anche ad immaginare un’intervista con lui. Redazione – Buongiorno Ser Leonardo e benvenuto presso la nostra redazione. Leonardo – Salve a voi, giovani fanciulli scrittori. R.- Da alcune letture, abbiamo imparato un po’ a conoscerti e vorremmo sapere cosa ti ha spinto a ideare disegnare un prototipo di macchina volante? Oggi noi le chiamiamo elicottero o aeroplano. L.- Sono molto lieto che i miei appunti siano serviti alle generazioni future. In quegli anni non c’erano molte macchine come le avete voi oggi ed io ero affascinato dalla natura, ma soprattutto dal volo degli uccelli. Quello che catturò la mia attenzione, fu la libellula e il battito veloce delle sue ali; immaginai che se anche l’uomo avesse avuto una macchina con le ali in movimento veloce, avrebbe potuto volare. Il prototipo di macchina per il volo da me progettata si chiamava “ornitottero”. Sapete, vedere l’uomo volare come gli uccelli è stato uno dei miei grandi sogni. R. – Hai conosciuto tante persone, alcune di queste sono state molto importanti per te? L. – Certo, tutto quello che ti accade è importante. Quando si conosce qualcuno, si impara sempre qualcosa. Le persone che ricordo con molta stima e affetto sono lo zio Francesco, il Verrocchio, Lorenzo il Magnifico, re Luigi XII, il professor Marcantonio della Torre, Cesare Borgia, Ludovico Sforza, Salai e Zoroastro, il re Francesco I di Francia e tanti anni. Sono passati alcuni secoli, non me ne vogliano coloro che non ho menzionato R. – Prendiamo, ad esempio Cesare Borgia, quando hai collaborato con lui? L. – Era l’inizio del 1500, voi oggi lo chiamate “Rinascimento”e c’era una gran voglia tra noi giovani artisti, di creare di far rinascere. La collaborazione con Ser Cesare è stata una esperienza costruttiva, perché mi sono arricchito girando molte città per fare i lavori che mi sono stati commissionati. R. – A proposito di città, durante il periodo della peste a Milano, hai progettato una città ideale. Di cosa si trattava? L. – Giovani fanciulli, negli anni della peste, ho visto cose che per voi è difficile immaginare… Quella brutta malattia, uccideva chiunque nobili, poveri, giovani e vecchi, questo a causa soprattutto di scarse condizioni igieniche, non esistevano ancora quelle stanze munite di “vaso” per raccogliere i propri “bisogni”. Ho pensato che la popolazione non doveva stare ammassata dentro le mura della città. Perciò, ne progettai una che doveva sorgere vicino il fiume Ticino, con rete fognaria e canali navigabili, con sopraelevate e scalinate per il passaggio dei pedoni, con palazzi, arcate, piazze e grandi strade. Non trascurai nulla, tanto che arrivai a stabilire persino una rigida distinzione tra le “vie basse” e quelle “alte”: le prime da destinare a “i carri e altre some a l’uso e comodità del popolo” (oggi lo chiamiamo traffico commerciale); le seconde, solo a “li gentili homini”. Inoltre pensai come dovevano essere orientate le case, la distribuzione delle vettovaglie, della legna e del vino e considerai per un ordine maggiore, lo spazio che doveva esistere tra una casa e l’altra. Ma soprattutto progettai come bonificare le campagne e prevenire le inondazioni dei fiumi. Oggi. molte delle cose da me pensate, vedo con piacere che sono diventate realtà. R. – Ora parliamo un po’ di anatomia, anche in questo campo hai fatto degli studi. Cosa hai scoperto che per i tuoi tempi fu davvero importante? L.- (sospira e gli brillano gli occhi) Ah …il corpo umano, una macchina perfetta!!! Alla fine del 1400 pochi, forse solo i medici, sapevano qualcosa del corpo umano. Io ero incuriosito molto dal contenuto interno e come fare per vedere dentro? Mi facevo “prestare” qualche cadavere… Vi prego non mi guardate inorriditi, ma gli studi all’epoca, si facevano così; si praticava la dissezione cioè il sezionamento di un corpo per studiarne la struttura interna. Questa era una pratica sporca e si faceva di notte; era sporca perché, i cadaveri non si conservavano a lungo, bisognava lavorare velocemente e in condizioni assai scomode e spiacevoli. Dovevo servirmi di materiale fresco e di strumenti che creavo e progettavo da me. Per evitare le accuse di eresia, praticavo le dissezioni di notte da solo, costantemente esposto al pericolo di infezioni, rappresentato dai cadaveri in decomposizione. Grazie al mio status e al riconoscimento di cui godevo a corte, ero riuscito a convincere le autorità a permettermi di eseguire le autopsie, mettendo comunque ben in chiaro che queste ricerche miravano esclusivamente a sviluppare le mie abilità di artista; non ho potuto mai nemmeno accennare al mio interesse scientifico per il corpo umano. Ma l’indagine non si fermò alla semplice descrizione: per comprendere fino in fondo il funzionamento del cuore, ho costruito un modello in vetro della valvola aortica e vi ho pompato dentro una miscela di acqua e semi. Così facendo, ho osservato la formazione di piccoli vortici e ho ipotizzato che erano fondamentali per innescare la chiusura della valvola. Avete dovuto attendere il ventesimo secolo perché questa mia intuizione venisse confermata dai cardiologi. Poi ho studiato anche l’occhio e per capirne la visione tridimensionale, ho bollito un occhio di bue in una chiara d’uovo, per sezionarlo e studiarne l’interno e ho scoperto così la retina e il nervo ottico e ho riportato le osservazioni nei miei disegni. Per non parlare dei muscoli e delle ossa delle braccia, sono stati molto utili per mettere in pratica tutti i miei studi sulle macchine e le leve. R. – Certo hai studiato molto, in quale materia ti sei specializzato? L. – Carissimi, la mia curiosità mi ha permesso di spaziare dalla lettura all’inventiva, per passare per l’aerodinamica, la matematica, la filosofia, le scienze naturali, l’architettura, l’anatomia, la scultura, la creatività, la cucina, la meccanica, la musica, l’arte, la pittura, il modellismo, l’ingegneria, etc. Oggi si ha l’abitudine di classificare e catalogare gli studi in schemi chiamati “materie”, ma io mi sono appassionato ad argomenti e ho avuto la fortuna di sperimentare spaziando in vari campi. R. – Un’ultima domanda, perché scrivevi da destra a sinistra? L. – Ne ho lette di tutti i colori sul mio conto. C’è chi dice che lo facevo per vezzo, chi invece dice che ero dislessico; altri hanno scritto che lo facevo per proteggere i miei scritti, così non erano facili da decifrare. Mi hanno dato dell’eretico e che ero posseduto dal diavolo. La mia scrittura speculare andava cioè da destra verso sinistra e spesso iniziavo a scrivere dall’ultimo foglio per poi giungere al primo. Nella mia epoca, si usava l’inchiostro nel calamaio e non c’era questa magnifica invenzione chiamata penna. Per scrivere si intingeva una grossa piuma nell’inchiostro e poi si scriveva sul foglio, ma non si asciugava subito; io, che sono mancino, per scrivere nel modo “normale” avrei combinato un disastro perché sarei passato sull’inchiostro ancora fresco con la mano… Però non c’è una verità ben precisa. Diciamo che hanno ragione un po’ tutti. R. – Ok, Leonardo, ora una curiosità più che una domanda. Quali sono le origini del tuo nome? L.- Il mio nome ha origini longobarde e significa forte e coraggioso come un leone. Non so se sono stato forte, ma sicuramente molto coraggioso. Tanti sono stati i miei pensieri e le mie invenzioni; alcune le ho iniziate, ma non le ho terminate perché ho pensato che potessero nuocere all’uomo. Alcune di queste le hanno portate avanti altri uomini coraggiosi aspettando il momento giusto per utilizzarle. La Redazione junior ringrazia Ser Leonardo da Vinci per aver partecipato a questa intervista semiseria in occasione del suo 567simo compleanno.