Cos’è il bullismo? Secondo Dan Olweus con il termine bullismo s’intende un comportamento aggressivo ripetitivo nei confronti di chi non sa difendersi. Infatti la vittima è impossibilitata o non ha le abilità per far cessare quel comportamento, mentre il bullo compie l’atto volontariamente, quindi con l’intenzione di ferire
Il bullismo si manifesta attraverso premeditate e continue sopraffazioni e prepotenze di tipo fisico, verbale, psicologico. Per definirsi tale è necessario che l’azione perduri nel tempo (settimane, mesi) e presenti uno squilibrio di forze tra i protagonisti (età, fisicità ecc..).
Può essere di due tipi:
• Diretto: caratterizzato da un insieme di comportamenti espliciti nei confronti della vittima di tipo fisico (picchiare, tirare calci, sputare ecc…) e/o verbale/psicologico (insulti, offese, minacce ecc…).
• Indiretto: assume forme quali l’esclusione sociale, la diffamazione, l’essere messi da parte intenzionalmente da un gruppo. Può essere anche di tipo fisico (far aggredire qualcuno da qualcun altro) e/o verbale/psicologico (diffusione di pettegolezzi, ecc…).
Quindi uno studente è oggetto di azioni di bullismo, quando viene ripetutamente esposto alle azioni offensive messe in atto da uno o più compagni. Non si fa quindi riferimento ad un singolo atto, ma a una serie di comportamenti portati avanti ripetutamente, all’interno di un gruppo, per avere potere su un’altra persona.
Il bullismo coinvolge molteplici figure. Il bullo attivo, colui che agisce, è aggressivo nei confronti dei compagni, a volte anche nei confronti di insegnanti e figure adulte, manifesta comportamenti di prevaricazione e violenza in generale. Il bullo passivo invece attua le prepotenze, ma non prende mai iniziativa per primo, preferisce incitare i bulli attivi insieme al gruppo dei pari, diventando dunque spettatore.
Recenti sondaggi mostrano che in Europa un adolescente su 4 ha avuto almeno una volta a che fare (vittima, spettatore o «carnefice») con questo fenomeno. Il bullismo non ha effetti solo immediati, ma si ripercuote anche sulla salute da adulti.
Di nuova generazione è poi il cyberbullismo, una sorta di bullismo on line. Smith (2008) lo definisce come: “un atto aggressivo, intenzionale, condotto da un individuo o un gruppo di individui usando varie forme di contatto elettronico, ripetuto nel tempo contro una vittima”.
Internet ha aperto nuove possibilità, l’altra faccia della medaglia è però rappresentata dai rischi legati ad un uso improprio di questo strumento, come nel caso di cyberbullismo.
Anche il cybrbulliso è un atto aggressivo intenzionale, condotto da un individuo o gruppo d’individui, ma si avvale delle diverse modalità offerte dai nuovi media soprattutto social network (Facebook, Twitter…), chat, telefonate e messaggi.
Inoltre presenta caratteristiche proprie che lo rendono più irrefrenabile poichè nel cyberbullismo i confini sono molto più estesi e viaggiano attraverso internet. Le ricerche indicano che oltre il 90% degli adolescenti in Italia sono utenti di internet e il 98% di questi dichiara di avere un profilo su uno dei social network più conosciuti e usati (Facebook, Instagram, Tik tok); il 52% dei giovani utenti di internet si connette almeno una volta al giorno, inoltre, l’utilizzo dei nuovi cellulari o smartphone consente una connettività praticamente illimitata.
Le modalità possono essere:
– messaggi volgari o molesti
– pettegolezzi diffusi attraverso messaggi sui cellulari, mail, social network
– postare o inoltrare informazioni, immagini o video imbarazzanti
– rubare l’identità e il profilo di altri, o costruendone di falsi, per mettere in imbarazzo o danneggiare la vittima;
– insultare o deridere attraverso messaggi sul cellulare, mail, social network, ecc…;
– minacciare la vittima attraverso un qualsiasi media.
Secondo la Dichiarazione internazionale di Kandersteg (2007), l’incidenza media del fenomeno è di circa il 10% nel mondo. Gli ultimi dati ISTAT risalgono al 2014 e rilevano che il 50% degli 11-17 enni ha subito un episodio di bullismo e la percentuale è maggiore al nord che al sud.
Secondo l’indagine le forme di prevaricazione più comunemente messe in atto sono la diffusione di informazioni false o cattive sul proprio conto, prese in giro ripetute, essere oggetto di offese immotivate e subire una continua esclusione/isolamento dal gruppo.
L’aspetto più preoccupante di questo fenomeno riguarda le sue conseguenze che vanno dalla vergogna all’imbarazzo all’isolamento sociale della vittima, senza tralasciare varie forme depressive, attacchi di panico e atti estremi come il suicidio. Secondo gli esperti il cyberbullismo è ancor più devastante del bullismo.
L’incapacità di gestire la rabbia e l’aggressività rappresentano gli aspetti principali caratterizzanti il profilo psicologico del bullo. Solitamente non conosce altre modalità di comunicazione e nel tempo potrebbe manifestare lo sviluppo di un disturbo antisociale.
Le conseguenze del bullismo sulla vittima vanno dall’abbandono scolastico e alla possibile insorgenza di disturbi d’ansia. La vittima tende a chiudersi in sé stessa vivendo una costante sofferenza. Teme di subire ulteriori violenze qualora raccontasse a qualcuno quanto subito e per tale ragione prova un profondo senso di vergogna. Alcune vittime di bullismo potrebbero in futuro reagire diventando esse stesse bulli. A volte tende a mascherare le sue vere competenze scolastiche ed intellettive per evitare di essere esclusa.
A. Pazienza – Caterina Sardella 1^H