//BENTORNATA SILVIA

BENTORNATA SILVIA

di | 2020-05-25T19:22:20+02:00 25-5-2020 19:22|Alboscuole|0 Commenti
di Rosaria Scaduto – Silvia Romano è nata a Milano nel 1997. Dopo essersi laureata presso la facoltà Unimed CIELS, nel ramo di mediatori linguistici , il suo progetto era quello di andare in Africa come volontaria. Entró a far parte dell’associazione Africa Milele Onlus, una piccola organizzazione marchigiana con sede a Fano che si occupa di portare a termini progetti a tutela dell’infanzia in diversi paesi africani. L’obiettivo principale che l’associazione sta portando avanti è quello di costruire una casa orfanotrofio in grado di ospitare 24 bambini, orfani sia di padre che di madre. Silvia, in seguito alla prima missione volontaria in Kenya, manifesta la volontà di andare a Chakama, nonostante l’amico Davide Ciarrapica (che aveva condiviso con lei l’esperienza kenesyana, le avesse sconsigliato di andare in questo “posto poco sicuro”‘. Quando è avvenuto il rapimento, Silvia si trovava da sola nell’appartamento , in un paesino vicino Kenya. Il rapimento è stato organizzato probabilmente da miliziani islamici di Al Shaab. Gli abitanti hanno considerato il villaggio in cui è avvenuto l’attacco, un luogo tranquillo e soprattutto dove non succede mai nulla del genere. Gli aggressori sono andati a colpo sicuro nell’appartamento di Silvia, sequestrandola ai fini del riscatto. Durante i mesi di prigionia non sono state date tante informazioni , ma il nostro paese era a conoscenza del fatto che fosse in vita. Dopo 18 mesi di prigionia, Silvia Romano è stata liberata nelle vicinanze di Mogadiscio, la capitale della Somalia, per poi tornare in Italia a bordo di un aereo dell’Aise. Al suo atterraggio, vestita con abiti lunghi tipici della tradizione islamica e con la mascherina , dato l’emergenza del Corona-Virus, ha annunciato la sua conversione spontanea all’islam e che il suo nome adesso è Aisha. Dopo varie indagini , si è scoperto che Silvia è stata rapita in Kenya e poi trasferita in Somalia e tenuta in prigionia dal gruppo jihadista Al-shabaab, vicino ad al-Quaeda. Aisha ha dichiarato di essere sempre stata trattata bene ,sottolineando di stare bene sia mentalmente che fisicamente. L’unico suo desiderio adesso è di trascorrere del tempo con la sua famiglia. Tuttavia, la sua liberazione ha dato inizio ad una serie di polemiche dovute alla sua conversione volontaria all’Islam. Sui social , le accuse sono state aspre fino a diventare offensive nei confronti della ragazza. Insulti e minacce di morte (infatti vicino la casa della ragazza è stato lasciato un volantino) hanno fatto sì che il pm Nobili ha avviato un’inchiesta per minacce aggravate, mentre il profilo Facebook di Silvia è stato chiuso. Un esempio del tenore di queste polemiche ci è stato dato da  un politico del centro-destra che sul suo profilo Facebook ha scritto “Ora avremo una musulmana in più e 4 milioni di euro in meno”. Subito dopo ,questo commento è stato rimosso. Comunque, una domanda, che è sorta a tutti gli italiani, subito dopo la liberazione, è stata se questo riscatto è stato pagato oppure no. Ovviamente, l’intellingence italiana non conferma, nè smentisce nulla ed ancora oscuro rimane l’aiuto dei servizi segreti turchi. In alcuni quotidiani si parla di alcuni milioni di euro, e il loro pagamento , per molti commentatori, rende l’Italia complice dei terroristi. Inoltre la frase “sono sempre stata trattata bene”, affermata dalla giovane, ha scatenato la rabbia di molte persone che hanno pensato che forse , era meglio lasciarla lì. Nonostante tutte queste critiche , bisogna portare rispetto a questa giovane ragazza. Non sappiamo esattamente cosa sia successo , non sappiamo ciò che ha passato. Sicuramente sono stati periodi duri per lei e l’unica cosa che conta è che adesso stia bene. In una situazione del genere, sappiamo tutti che convertirsi , in questo caso, alla religione islamica, non è un gesto che suscita stupore perché la maggior parte dei prigionieri , si converte. Si è sottoposti ad un trauma psicologico che noi non possiamo nemmeno immaginare.