Il 14 dicembre, in tutti i cinema d’Italia, è uscito il sequel di “Avatar: The Way Of Water”. Milioni di fan aspettavano il ritorno su Pandora. Questo è il secondo episodio di Avatar, diretto ugualmente da James Cameron, che aveva fatto uscire nelle sale cinematografiche la prima pellicola nel lontano 2009. In pochissimo tempo il film ha raggiunto guadagni record, fino a conquistare il titolo di film con i maggiori incassi dopo “Avengers: Infinity War” e “Avengers: Endgame”. Come tutti i film con un successo così grande, anche Avatar 2 è stato ampiamente criticato. Ma l’amore dei fan che aspettavano il suo ritorno fin dal 2009, non hanno lesinato le lacrime in sala nemmeno per un momento.
Ma perché questo film è stato cosi apprezzato?
Personalmente l’ho trovato molto coinvolgente e originale. L’input è sempre lo stesso del film che l’ha preceduto, però James Cameron è riuscito a svilupparlo in maniera egregia. L’entrata in scena di nuovi luoghi, personaggi e creature di ogni tipo non hanno fatto altro che aumentare la curiosità dei fan, compresa me, che, usciti dalla sala, avevano una fame ancora più insaziabile di sapere il continuo. Sul film è stato fatto un ottimo lavoro, talmente buono che, a seguito della sua visione, molte persone hanno sviluppato quella che viene chiamata “depressione post-Avatar”. Sembra quasi una patologia frutto della fantasia di qualche adolescente, ma è stata certificata da molti psicologi come “reale e concreta”.
E in cosa consiste?
Il film dura mediamente sulle 2.39h. Un’esposizione così prolungata porta gli individui a “tuffarsi “totalmente nella storia ed empatizzare con i personaggi come fossero persone reali, nostri amici o conoscenti. Un fatto molto divertente, ma triste al contempo, è che, secondo gli studi fino ad ora eseguiti, il cervello umano non è in grado di distinguere un personaggio immaginario, di un libro, un fumetto, un film o una serie tv, da una persona reale verso la quale si è soliti provare veri sentimenti come rabbia, empatia o perfino affetto. Per di più, la realtà nella quale Avatar 1 e 2 sono ambientati, la mitica Pandora, è talmente bella che colpisce lo spettatore a livello emotivo e, inconsciamente, gli ricorda della Terra. La forte rabbia che infatti si prova al momento della distruzione di Pandora per mano delle “persone del cielo”, che poi saremmo noi stessi, porta ad una forte riflessione e ad una realizzazione della grande metafora che questo film vuole rappresentare. In parole potere, Pandora è la nostra Terra. Le “persone del cielo” non sono altro se non noi che distruggiamo la nostra stessa casa. Le bellissime creature che popolano Pandora, flora e fauna, rappresentano gli animali che un tempo convivevano in pace, a cui noi stiamo togliendo la casa e la possibilità di sopravvivere. E riguardo agli ultimi, i Na’Vi, se riflettessimo e osservassimo attentamente, noteremmo riconoscibili somiglianze con molti popoli indigeni che ancora vivono nelle aree protette di alcuni stati. C’è anche stata confermata la profonda ispirazione che James Cameron e i suoi sceneggiatori hanno tratto da molti paesaggi esistenti in giro per il mondo.