Claudia Fallucca 4^M – Oggi tratteremo la perpetuitá nel tempo della tortura e della pena di morte, e per far ciò è importante introdurre il pensiero di Cesare Beccaria, autore che propose una revisione del diritto penale per eliminare i privilegi e far in modo che la pena inflitta al condannato fosse proporzionata al reato commesso;colui che affermò che la pena di morte non é un deterrente per i criminali,specificando che lo Stato (l’insieme di tutti i cittadini) non può compiere ciò che è stato vietato al singolo, e come la privazione della vita dell’individuo da parte dello Stato, faccia di quest’ultimo un assassino. Beccaria evidenzia che la pena di morte non incide sulla diminuzione del numero dei reati e sostiene, allo stesso tempo,che per i reati piú gravi la giusta scelta é la privazione della libertà del singolo. Al fine di migliorare la societá stessa è importante non solo che la pena sia commisurata alla colpa,ma anche alla sua prontezza ,affinché il condannato possa cogliere la relazione causa-effetto. L’autore si sofferma sui principi illuministici, quali uguaglianza, libertà e ricerca della felicità, proprio per questo motivo è necessario che le norme siano chiare e che tutti i cittadini siano uguali dinanzi alla legge. Il pensiero di Beccaria si trova oggi alla base di una società soggetta ad un sistema di governo democratico,in cui è di fondamentale importanza la rieducazione del condannato e il reinserimento di quest’ultimo. La maggior parte dei paesi del mondo ad oggi condivide la stessa idea di Beccaria,avvalendosi di tali principi presenti nella Costituzione; ma purtroppo la restante parte dei paesi,in particolare i territori in cui é presente un sistema di governo monarchico o totalitario come ad esempio: Arabia Saudita,Somalia,Emirati Arabi Uniti,Bielorussia,Cina,Corea del Nord, Iran, Afghanistan e tanti altri, l’impiego della pena di morte e della tortura è ancora in vigore a causa della mancata adesione e condivisione del pensiero comune. La pena di morte e la tortura in questi Stati viene vista come una corretta pratica,da attuare in caso di delitto o reato commesso,poiché probabilmente legata a ragioni poco critiche e all’influenza della corrente dell’ oscurantismo, in cui la tortura o la pena capitale veniva vista come una purificazione dal peccato commesso. Il mancato progresso di queste nazioni conduce alla mancata concezione della persona come individuo soggetto al riconoscimento dei diritti naturali,essenziali per mettere in atto i principi tutt’oggi presenti e ribaditi in precedenza nella documentazione di uno Stato giusto,improntato sul benessere della società e dei suoi membri.