1 Gennaio 2030Auguri!Buon anno! Siamo finalmente nel 2030! E’ arrivato il nuovo decennio. Oggi è il primo gennaio 2030. Nel 2029 hanno progettato la prima macchina VOLANTE!…Aspettate, aspettate non crediate che sia la macchina che tutti i bambini del mondo sognano, che è in grado di volare in cielo e di planare dolcemente fino a terra. In realtà si alza solo di un po’…E’ stata,comunque, una grande scoperta tecnologica!
Se volessimo ricapitolare questo decennio, dal 2020 al 2030, sicuramente è successo di tutto e di più, ma l’anno che non dimenticherò mai è il famosissimo 2020, quell’anno che passò alla storia come un anno catastrofico! Lo ricordo come se fosse ieri, avevo 11 anni, ero una ragazzina e frequentavo la prima media. Alla fine del 2019 immaginavo il 2020 come un anno molto bello e pieno di novità. Infatti per i primi mesi fu così! Ero una bambina felice che senza alcun problema si era ambientata abbastanza bene nella nuova scuola; avevo già dei vecchi amici e ne avevo fatti di nuovi ed ero riuscita a creare, con i nuovi professori, un ottimo rapporto. Insomma tutto andava alla grande. Solo che ai primi di marzo di quell’anno tutta l’Italia, e non solo,conobbe un periodo di sconforto, dovuto alla pandemia da COVID 19, detto anche semplicemente coronavirus. Fu un periodo terribile, non si poteva uscire di casa se non per ragioni di necessità e in questo caso era necessario mantenere il cosiddetto “distanziamento sociale”. Ricordo che mi affacciavo al balcone della mia stanza e non vedevo nessuno per strada o solo poche persone con mascherine e guanti che camminavano ad un metro di distanza tra loro. Anche se sono passati 10 anni da quell’avvenimento, non dimenticherò mai questa data: 5marzo 2020. Quel giorno chiusero le scuole per poi, poco dopo, iniziare la vera e propria quarantena. Ricordo che ogni sera alle ore 18.00 c’era in TV il bollettino della Protezione Civile che ci aggiornava sul numero dei contagi giornalieri, sul numero di morti e di guariti. Furono giorni tristissimi: il mio compleanno e le feste di Pasqua trascorsero a casa senza amici e parenti. Piano piano iniziammo a comprendere quanto ci mancasse la quotidianità. Spesso eravamo stufi della normalità ma in quel momento ci rendemmo conto di quanto essa fosse importante. Fortunatamente a poco a poco i casi di contagio diminuirono; dalle mascherine che ancora coprivano il volto delle persone si intravedevano piccoli e poi sempre più grandi sorrisi: stava per finire tutto! Infatti il momento della liberazione fu una grande gioia collettiva: finalmente si poteva uscire liberamente e tutti insieme avevamo vinto il virus. La popolazione imparò a vivere al meglio i momenti più belli e a goderseli come non era mai accaduto prima: avevamo tutti il sorriso stampato sul viso e la voglia di parlare col prossimo. Ora che sono grande, penso che quella brutta esperienza mi abbia, comunque, fatta crescere e dato la consapevolezza di apprezzare maggiormente le piccole cose della vita.