Quando ero giovane, all’età di 20 anni circa, stavo andando a pescare in mare aperto, quando incontrai una nave, una nave enorme che, in confronto alla mia barchetta da pesca, sembrava un castello. Era sicuramente diretta verso l’isola più vicina. Era una nave grandissima , fatta di legno di quercia, con il parapetto rivestito d’oro, un timone a forma di ruota dentata con le punte di bronzo, un’ancora d’argento e una porta in legno ornata di strisce fatte di ferro con una maestosa maniglia in titanio (la prima cosa che mi passò per la testa fu: chissà dove va a finire quella porta?).
Man mano che la nave avanzava la vedevo sempre meno, ma riuscii a intravedere, attraverso il cannocchiale regalatomi da mio padre, un pirata che sicuramente era il capitano: un uomo abbastanza alto, robusto, con una bocca piccola, un naso proporzionato, occhi verdi sfumati, con la fronte e i bei capelli coperti da un grande cappello, sul quale al centro c’era un’immagine con un teschio posizionato sopra due ossa a forma di X. L’ultima cosa che vidi prima la nave si allontanasse fu una scritta sul lato destro della nave, leggermente in rilievo, sulla quale c’era scritto “Casper”. Molto probabilmente era il nome della nave. Oltre alla scritta vidi lo sguardo di quell’affascinante capitano fulminarmi , non ho capito il significato di quello sguardo perché solo 3 secondi dopo la nave sparì. Mentre pescavo pensavo a quanto mi piaceva quel capitano, ero follemente innamorata di lui. Pensavo a lui tutto il giorno, ero cotta di lui. Presi una decisione, sarei andata da lui, avrei detto ai miei genitori che sarei andata a pescare, dentro il borsone al posto dell’amo e dei vermetti avrei messo un costume da pirata, perché, si sa, una delle leggi dei pirati parla chiaro del divieto di una donna a bordo di una nave, quindi mi sarei travestita da uomo. La mattina successiva, nella mia borsa, misi il travestimento da uomo, abbracciai e salutai tristemente i miei genitori e mi avviai in mare a cercare quella gigantesca nave. Finalmente dopo qualche tempo riuscii a trovarla, quella nave enorme e maestosa, che sembrava ancora più bella e questa volta mi accorsi che aveva anche una lunga punta dorata. Subito mi travestii da uomo e cercai di farmi notare gesticolando e sventolando le braccia, un pirata mi vide e subito disse: “Capitano, c’è un pirata qua sotto, che facciamo?” Il capitano rispose: “Fallo salire, ci farà comodo un pirata in più”. “D’accordo, lo faccio salire”. IL pirata mi lanciò una fune, io mi appesi e mi arrampicai fino ad arrivare in cima e, appena appoggiati i piedi su quella splendida nave, il capitano mi disse: “Benvenuto a bordo pirata , ti presento Casper, il nostro veliero. Io mi chiamo Dilan Berry, piacere, qual è il tuo nome?”. Io, tra me e me, pensai: “Ah, Dilan, un nome bello quanto lui”, e subito dopo risposi: “Il mio nome è Jasper”. Fu il primo nome che mi venne in mente, e lui rispose: “Bene Jasper, sentiti a casa tua e, se ti serve aiuto, mi trovi al timone.” Dopo qualche ora di navigazione il capitano, rivolgendosi a tutto l’equipaggio, disse: “Io vado a controllare quell’isola, torno tra un po’.” Ero felicissima, finalmente il mio sogno di diventare pirata si stava realizzando, e insieme alla persona che amavo! Ma, mentre il capitano era assente, un pirata si accorse che ero una donna, allora mi prese per il braccio, io come difesa, muovendomi velocemente, lo feci passare sopra la testa, poi feci un giro su me stessa e, con un colpo secco, gli portai il braccio in basso e lo feci cadere. Subito capii che era diventata una guerra contro tutto l’equipaggio, uno ad uno, prendendoli per il gomito e facendoli cadere a terra svenuti li sconfissi tutti, tranne uno, il più grande e robusto, che mi prese, mi mise sopra le sue spalle, mi tolse il travestimento da uomo, mi portò in una stanza e mi legò a una sedia. Era una stanza piuttosto grande, alla parete c’era appesa una cartina geografica che illustrava il mondo intero, il pavimento era fatto completamente in legno pregiato, davanti a me c’era un tavolo anch’esso costruito in legno, con delle decorazioni in bronzo, sul quale sopra stava una cartina con un percorso segnato in rosso. La sedia, su cui ero seduta, aveva tutti i bordi in argento ed era fatta in legno. Dopo qualche tempo sentii il capitano e l’equipaggio dire: “Bentornato capitano, ha trovato qualcosa?” Il capitano rispose: “No, solo queste due catenine d’oro.” L’equipaggio ribatté: “Capitano nello stanzino delle mappe c’è il nuovo arrivato”. Sentivo i passi del capitano farsi sempre più vicini e, quando egli aprì la porta, rimase immobile e mi disse: “Ma tu sei…tu sei la donna che pescava in mare l’altro giorno!” Io risposi: “Sì, sono quella donna, ora mi getterà in mare ad affogare…” E prima che finissi di parlare egli mi disse: “No, no, no, no, no! Lei è così bella !” Io con una voce sottilissima: “ Pure io penso la stessa cosa!”
Subito dopo il capitano mi rispose: “ Quindi, madame, qual è il suo vero nome?” “Anne , mi chiamo Anne”. Il capitano mi portò sul ponte e disse all’equipaggio: “ Lei è Anne”. “E’ la piratessa di questa nave e se io non ci sarò, lei sarà capitano!” Immediatamente, tutto l’equipaggio obbiettò: “ Ma, capitano, è una donna, la regola dice chiaramente che le donne non sono ammesse a bordo!” Dilan rispose bruscamente: “Non ha importanza! Lei resterà in questa nave!” Quello fu il giorno più bello di tutta la mia vita! Da allora io e Dilan abbiamo navigato tutti i mari insieme, e il nostro equipaggio ha imparato ad apprezzarmi. Sfortunatamente, un giorno arrivò una nave nemica che ci attaccò, per nostra fortuna eravamo preparati per la difesa e riuscimmo a respingere l’attacco, essi si ritirano, ma essendo stata una battaglia lunga, il nemico tornando a casa, sparse voce dicendo che noi tutti eravamo stati sconfitti e da quel giorno tutti i nostri nomi furono dimenticati. Qualche giorno dopo ritornammo dai miei genitori, che, sorpresi di vedermi a bordo di una nave accompagnata da un pirata, non sapevano se ringraziare o attaccare tutti. Io scesi dalla Casper, mi avvicinai ai miei genitori, raccontai loro tutto e proposi loro di venire con noi. Finalmente da quel giorno tutti furono felici, specialmente io, che potevo stare con i miei genitori, il mio amato e tutte le persone a me care in mare sopra Casper, la nave più bella del mondo. E cosa più importante… anche le donne possono stare finalmente a bordo di una nave!
Angelica Galesso, 1^H